La rete regionale di sostegno alle donne
- 24 novembre 2018

La rete, diffusa su tutti i territori, è composta di 56 sportelli per l’ascolto e la presa in carico, 20 Centri antiviolenza, che forniscono sostegno sia alle donne che ai loro figli/e, e 39 Case rifugio, strutture a indirizzo segreto che forniscono, a titolo gratuito, alloggio sicuro alle donne con o senza figli minori che subiscono violenza, indipendentemente dal luogo di residenza. La Regione sostiene e supporta questa rete con fondi annuali che consolidano e laddove necessario ampliano la rete. Da qualche anno sono attivi anche 10 Centri (4 a gestione pubblica e 6 gestiti da Enti del privato sociale) per il trattamento degli uomini autori di violenza perché la violenza deve essere estirpata a partire da chi la commette.
L’avere attivato un elenco regionale dei centri Antiviolenza è stata una scelta politica importante che ci consente di sostenere il sistema, garantendo il rispetto degli standard nazionali previsti e della qualità dei servizi erogati. Vogliamo che questi luoghi siano sempre più visibili e accessibili, perché i dati ci dicono che ce n’è estremo bisogno.
Su un totale di 5.345 donne, ammonta al 44,6% l’incidenza di quelle che si sono rivolte ai centri dell’Emilia-Romagna per la prima volta in assoluto. Quelle effettivamente in carico sono state 3.520, il 34,7% delle quali di cittadinanza straniera. Si stima che in oltre i tre quarti dei casi sia stato presente almeno un figlio minorenne. La maggior parte delle donne nuove accolte (84,2%) ha subito violenze psicologiche; quasi il 61,6% violenze fisiche e il 39% almeno un tipo di violenza economica (controllo sulle fonti di reddito proprie o l’impedimento ad avere una propria fonte di reddito). Infine, circa il 15% delle nuove accolte ha riferito di essere stata costretta a pratiche sessuali considerate umilianti. Sono dati che devono spingerci a non abbassare mai la guardia e ad avere sempre più consapevolezza del fenomeno. Proprio a questo scopo è stato avviato l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere che in quest’ultimo anno ha lavorato alacremente e che in questi giorni ha presentato il suo primo rapporto di attività. L’impegno è quello di comprendere meglio, anche attraverso tutti a i dati a disposizione (provenienti dai servizi cui le donne si rivolgono come i Pronto soccorso), il fenomeno della violenza nella nostra regione, di tenere monitorate le azioni di prevenzione e sensibilizzazione messe in campo e, cosa più importante, riorientare l’azione politica per renderla ancora più efficace rispetto all’obiettivo di prevenire la violenza e proteggere le donne che ne sono vittime.
Questo lavoro massiccio ci consente oggi di potere affermare che un mattone dopo l’altro stiamo costruendo un vera e propria “casa” regionale per le donne in cui queste possano trovare luoghi diffusi e “sensibili” pronti ad accogliere la loro sofferenza e quella dei loro figli, con competenza e senza “giudizio”, e soprattutto sapendo che qualunque sia la “porta d’accesso” dietro vi è una rete che può accompagnare e assisterle fino a fare ritrovare loro la fiducia, l’autonomia e il pieno possesso delle loro vite.
(*) Assessora regionale al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità