Maxi furto della “banda del buco”: svaligiata la gioielleria “Esedra” a Rimini

Rimini

RIMINI. La banda del buco in azione nella storica gioielleria “Esedra” di piazzale Tripoli, all’inizio di viale Regina Elena. Il colpo è stato messo a segno nella notte tra martedì e mercoledì scorso e i ladri, almeno quattro, sono scappati con diamanti, rubini e altri oggetti preziosi del valore commerciale di circa 300mila euro. La fuga con il bottino è l’ultimo atto di un piano meticoloso, calcolato al millimetro e, come si vedrà più avanti, forse favorito dalle informazioni di un basista.

Colpo nella notte

Gli sconosciuti si sono fatti largo nella gioielleria alle tre di notte, passando da un locale pubblico adiacente, e praticando sul muro un foro del diametro di ottanta centimetri in corrispondenza di una scaffalatura in legno che sapevano di poter spostare abbastanza agevolmente. Almeno un’ora e mezzo prima, però, dopo aver infranto un lucernario si erano calati dal tetto dello stabile del ristorante “Lido” ed erano entrati all’interno. Con un panno hanno neutralizzato l’allarme e sono rimasti in attesa per vedere se lo stratagemma avesse funzionato. A quel punto, hanno preso gli attrezzi del mestiere, e hanno cominciato a sfondare il muro. Nessuno ha sentito niente. Aperto il varco, scostata la vetrinetta, sono entrati due uomini, incappucciati e con i guanti per non lasciare le impronte. Le telecamere della videosorveglianza interna li riprendono mentre fanno incetta di gioielli. Dal momento dell’irruzione scatta l’allarme: in centoventi secondi riempiono un borsone con gli oggetti preziosi più cari selezionati, nonostante la fretta, dalle vetrine più prestigiose. Mostrano di essere degli intenditori, capaci di scegliere e di distinguere, anche se a rendere più pingue il bottino è una circostanza che non può essere soltanto frutto di un colpo di fortuna. Per l’assenza della commessa gerente, infatti, il titolare – Adriano Arcangeli – rimasto da solo per la chiusura, non aveva provveduto a riporre in cassaforte, come di consueto, la merce più preziosa. Più probabile che abbiano atteso il momento migliore per entrare in azione, dopo aver tenuto d’occhio a lungo l’obiettivo. Di certo, cronometro alla mano, sono stati di un tempismo perfetto: hanno concluso il “lavoro” prima dell’arrivo di una Volante della polizia e della vigilanza.

Il tempo del colpo

I due ladri, allo scadere dei due minuti che si erano dati come limite massimo di permanenza all’interno della gioielleria, sono spariti nel “buco” e una volta oltre il muro hanno raggiunto i complici nel ristorante: nel frattempo loro avevano provveduto a spalancare la porta del locale. Sono scappati tutti insieme dall’ingresso principale. Ad attenderli in strada c’era un altro membro della banda che, dopo aver fatto da palo, era in attesa al volante di un’auto: c’è chi ha sentito la vettura sgommare a tutta velocità poco prima dell’arrivo della polizia a sirene spiegate.

Gli indizi

La banda non è stata intercettata e agli agenti della Scientifica non è restato altro da fare che il sopralluogo. È stato raccolto e repertato un guanto da operaio, ma più che un indizio, potrebbe trattarsi di una “firma” dei banditi, se non addirittura di una sfida o di un tentativo di depistaggio. La storica gioielleria aveva subito in passato dei furti con destrezza, ma non era mai stata svaligiata. L’assicurazione non copre il danno subito. Il figlio del titolare, avvocato Simone Arcangeli, è il presidente dell’Associazione viale Regina Elena, si batte da tempo per riqualificare l’area. «Spero che questo brutto episodio, un colpo da professionisti, serva almeno a richiamare l’attenzione sulla sicurezza del viale che ci stiamo impegnando a valorizzare attraverso attività commerciali e iniziative».

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