Sulla Transiberiana fino alla Mongolia: l'avventura su due ruote è in solitaria

La “chiamata” per la Mongolia
La passione per il viaggio di Matteo Nanni, di professione tecnico ambientale, lo tiene lontano da Rimini più volte all’anno, dal 2009 da solo e dal 2011 con la sua moto. «Dedico tutto il mio tempo libero e le mie risorse economiche alla cosa che più mi piace fare in assoluto e che, ho scoperto, ha tutto un altro “sapore” vissuta in solitaria. Certo ogni viaggio ha un gusto diverso, è lo stato d’animo con cui lo si affronta che cambia la prospettiva». Quello per la Mongolia, confessa Matteo, è stata «una «chiamata. Di solito sono i viaggi che scelgono me, non io loro e la Mongolia era da tempo che mi aspettava...». La sua passione per l’Est Europa l’ha già portato su strade non battute, nei Balcani, uno dei viaggi che più hanno inciso nella sua anima. «L’incontro con le persone, l’aiuto che non ti aspetti, lo sbagliare strada e trovare chi ti ospita a casa per la notte, la caduta che si trasforma in stupore... In Albania, in una strada non asfaltata su quelle che loro chiamano le Alpi albanesi, sono caduto senza farmi male ma non riuscivo più a tirare su la moto. Così ho lasciato bagagli per strada e moto a terra e ho fatto due chilometri a pedi prima di trovare qualcuno che mi potesse aiutare. Quando con il fuoristrada siamo tornati sul punto della caduta, la mia moto era ancora lì ma sul cavalletto, qualcuno era passato e l’aveva rialzata».
Report sui social
Un gesto che ancora commuove Matteo ripensandoci, ma che oltre nella sua mente ha impresso nelle foto scattate e postate sui social ( www.facebook.com/matthewontheroad; Instagram: Matthew on the road dove sarà possibile seguire anche il suo viaggio in Mongolia). «La passione per la fotografia si è aggiunta a quella del viaggio in moto perchè per me è un investimento, ossia un modo per rivivere quelle esperienze così intime e di conviderle». Mentre si appresta a preparare la sua nuova avventura, Matteo ricorda come l’impulso decisivo ad una passione che “covava” lo deve a suo fratello. «A 21 anni sono andato con lui in India e Nepal» dopodichè non si è più fermato. Il bagaglio di esperienze con l’Erasmus prima, in Spagna mentre frequentava la facoltà di Chimica ambientale, in Irlanda poi per un anno dove ha deciso di fermarsi dopo una stage, l’hanno indubbiamente aperto a nuovi orizzonti. «Ho quasi più amici nel resto del mondo che qui» sottolinea Matteo che ha viaggiato lungo 43 Paesi, il primo viaggio in moto in solitaria in Portogallo nel 2011, tutta l’Europa, il Marocco, la Russia oltre a incursioni in Usa e centro America ma non in moto. «Ho fatto splendidi incontri anche grazie ai social, mentre postavo foto la gente mi chiedeva di fermarmi lungo il percorso... ». Incontri che ovviamente cambiano la vita ma non la sua passione che forse potrebbe trasformarsi. «Non ho mai immaginato di fare del reportage un lavoro, ma ogni tanto ci penso. Ormai ho un bagaglio di esperienza notevole, sono molto seguito durante i miei viaggi... chissà». Intanto si scalda per la Mongolia: l’aspetta la Transiberiana su due ruote.