Lavori in Duomo: esposto alla Sovrintendenza

Rimini

CESENA. Dovranno concludersi improrogabimente entro il 28 novembre i lavori in corso all’interno del duomo. Lavori che destano preoccupazioni in un gruppo di parrocchiani, che si firmano collettivamente e sembrano ben documentati.

Visto che le loro perplessità erano inascoltate, hanno deciso di scrivere alla Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali (indirizzando la lettera sia alla direzione regionale che a quella generale a Roma) per chiedere lumi.

«Sulla opportunità e necessità di questo intervento si è sviluppato nei mesi scorsi un dibattito, tenuto prudentemente in sordina, e non pochi laici e sacerdoti hanno espresso le loro riserve e la loro contrarietà - hanno scritto - Nessun mutamento liturgico è infatti intervenuto per giustificare una così radicale “riorganizzazione” del presbiterio che comporta lo spostamento della cattedra vescovile e, soprattutto la rimozione dell'altare attuale, oltre altri eventi minori (ambone, ecc.)».

Proprio lo spostamento e innalzamento della cattedra vescovile e la rimozione dell’altare attuale sono i due elementi più duramente criticati nella lettera, in cui le opere in corso vengono giudicate «estranee e avulse».

«Particolarmente l’altare - si legge nella lettera - oggi un’ampia mensa sorretta da quattro coppie di colonnine tortili, verrà sostituito da un altare del tutto banale e comunque più adatto a una struttura moderna e non alla solennità gotica della nostra cattedrale. Per non parlare della cattedra vescovile in cui si distinguono pannelli laterali in vetro e inserimenti in oro, che appaiono pure nell'altare e nell’ambone».

L’altare attuale è già stato spostato nella cripta sottostante il presbiterio, «anche se - viene sottolineato - per le sue misure risulta del tutto fuori scala rispetto all’angustia del luogo».

Incomprensibile e poco opportuna, secondo i parrocchiani firmatari, anche la decisione di levigare a specchio il pavimento in marmo rosso di Verona delle tre navate: «Soluzione questa che non si riscontra in nessun’altra chiesa, basilica o monumento nei quali è presente questo tipo di marmo, così caratteristico per le tonalità del colore e la particolarità della sua composizione, elementi che verranno irrimediabilmente alterati e nascosti dalla lucidatura a specchio. Lucidatura che è del tutto incongrua anche rispetto all'ambiente, il cotto dei pilastri, la morbidezza del marmo e della pietra dell'altare e delle altre opere del Bregno e della sua scuola. E pure poco sicura, anzi pericolosa, perché estremamente scivolosa».

Tutte scelte che poco o nulla avrebbero in comune con la opera di restauro che tra gli anni 1957 e 1960, promossa dall’allora vescovo Augusto Gianfranceschi, diedero alla cattedrale: «Come sottolineano tutte le pubblicazioni (che la riguardano ndr), hanno dato “una definizione simile all’originale” che, è il caso di ricordarlo, risale all’ultimo ventennio del 1300 e fu realizzata “in stile romanico nelle fiancate esterne e gotico all'interno”».

Interrogativo finale: «La Soprintendenza ha valutato tutti questi elementi? Preghiamo comunque codesta Soprintendenza di svolgere le sue funzioni di controllo e di bloccare gli interventi avviati di cui non si capisce la “ratio”, se non quella di una modernità male intesa o di lasciare traccia di sé».

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