Nasce la "super" Camera di commercio

Rimini

FORLÌ. Una sorta di ritorno al futuro. A ventun anni di distanza si ricostituisce una Camera di commercio unica per i territori di Forlì, Cesena e Rimini. Insieme avevano viaggiato fino al 1994, poi la suddivisione delle Province moltiplicò anche le Camere, ora la spending review è in testa alle priorità del Governo che riforma la pubblica amministrazione anche su questo fronte. Ha infatti stabilito che le Camere di commercio dalle 105 attuali dovranno scendere a 60 in tutto il Paese e non potranno avere meno di 75mila aziende iscritte a registro. L’obiettivo iniziale, a Forlì non lo negano, era la creazione della “Camerona” di commercio della Romagna, che comprendeva anche Ravenna, ci si era cominciato a lavorare nel luglio 2014, gli incontri fra consorelle sono stati molteplici, ma alla fine non è andato in porto. «Ci abbiamo provato in ogni modo, ma mentre con Rimini il terreno di condivisione è stato facile trovarlo, con Ravenna non ci si è mai arrivati, e non potevamo attendere oltre» sintetizza il presidente della camera di Forlì-Cesena Alberto Zambianchi nell’annunciare la fusione con Rimini. «Per Ravenna era indispensabile l’accordo con Ferrara, tutto un altro tipo di aggregazione che non coincideva con l’area vasta romagnola - continua Zambianchi -. Noi stessi siamo rimasti stupefatti dalle ultime posizioni espresse dai colleghi ravennati e ferraresi, ma aspettare non era più possibile, altrimenti di qui ai prossimi mesi saremmo stati accorpati per decreto e quella sì che sarebbe stata una sconfitta per la dirigenza territoriale che invece il lavoro di accorpamento volontario, che andasse ben oltre le prescrizioni di legge, peraltro su indicazione di Unioncamere, lo aveva già avviato. Insomma, lo facciamo perché ci crediamo, non per sorreggerci a vicenda. Ci legano una visione strategica condivisa, affinità identitarie, culturali, storiche e contiguità geografica».

Nel resto del Paese gli accorpamenti sono stati già una ventina, quella tra Forlì-Cesena e Rimini è invece il primo in regione. I 28 consiglieri della Camera di Commercio di Forlì e i 28 di quella di Rimini hanno votato all’unanimità per la fusione, il processo è avviato e si completerà nell’arco del 2016. Mentre per l’anno prossimo i due enti continueranno a operare autonomamente, contemporaneamente si lavorerà per soppesare quote di rappresentanza e nomi dei futuri consiglieri che saranno in tutto 30 ed entreranno in carica effettiva dal primo gennaio 2017. La sede sarà a Forlì, dove la Camera di commercio esiste dal 5 ottobre del 1862. Il nuovo bacino di riferimento interesserà 56 comuni, si raggiungerà quota 100.000 imprese iscritte (52mila per Forlì-Cesena, 48mila per Rimini, con Ravenna se ne sarebbero conteggiate altre 49mila circa), che insieme producono un giro d’affari di 19,5 miliardi. «E’ anzi un accordo di portata storica anche se non c’è tutta la Romagna e la partita è già molto complessa con quest’ordine di grandezza da gestire - ha commentato ancora Alberto Zambianchi -. Quando si fanno accorpamenti sono previsti sacrifici in termini di rappresentanza dei territori e in termini di organizzazione dei servizi e ambito di riferimento si amplia notevolmente», ragiona il presidente forlivese il cui mandato è in scadenza per il 2018 (quello del suo collega riminese Fabrizio Moretti nel 2019).

Sacrifici che non dovrebbero comunque riguardare il personale, 70 dipendenti a Forlì e altrettanti a Rimini.

«Esuberi all’orizzonte non ne sono previsti, solo pensionamenti - conferma Zambianchi -. C’è da dire che il blocco del turn over in vigore da circa quattro anni a questa a parte ha già ridotto complessivamente il numero degli addetti per i quali da adesso inizia una fase di riorganizzazione generale. Il primo obiettivo che si intende raggiungere è quello di realizzare un “accorpamento sostenibile”, che rappresenti un’opportunità concreta di miglioramento rispetto alla situazione attuale, in termini economico-finanziari e in termini di servizi e di “vicinanza” alle imprese e ai territori e tutto ciò, da un lato, tenendo conto della riduzione delle risorse e dall’altro, cercando di ampliare la gamma dei servizi offerti alle imprese e ai territori di riferimento». L’abbassamento delle quote camerali passerà nel 2017 al 50% e le entrate quindi si abbasseranno dai 16 milioni attuali a 12,4 milioni, come hanno sottolineato a Rimini nella conferenza stampa che si è tenuta in contemporanea a quella forlivese. Il risparmio sulle spese di funzionamento si attesterebbero su 1,5 milioni di euro, passando dai 5, milioni di euro attuali per le due Camere ai 3,9 della nuova Camera unica.

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