La Cassazione annulla la condanna a Cantini

Rimini

RAVENNA. Nuovo colpo di scena per il delitto di Passogatto. La Corte di Cassazione ha annullato ieri la condanna a 23 anni e 6 mesi di carcere per Marco Cantini inflitta dalla Corte di Appello il 4 aprile del 2014, rinviando così gli atti a Bologna per un nuovo processo.

Il 43enne di Lugo - già assolto in primo grado dalla Corte di Assise di Ravenna - era accusato dell’omicidio della moglie cubana 24enne Yanexy Gonzalez Guevara.

Il suo corpo venne ritrovato il 2 settembre del 2008 dentro un pozzo nelle campagne di Passogatto, frazione resa poi tristemente nota proprio da quel caso di cronaca.

La donna, dalla quale aveva avuto una figlia oggi di 9 anni, era sparita nel nulla da una decina di giorni. In un primo momento si pensò a un suicidio, ma due anni e mezzo dopo venne arrestato proprio Cantini, con il quale era in corso una separazione tutt’altro che serena.

Per il 43enne (difeso dagli avvocati Giovanni Scudellari e Luca Berger) la procura generale ieri pomeriggio aveva chiesto la conferma della condanna a 23 anni e sei mesi, dopo un intervento durato poco meno di un’ora e caratterizzato da toni duri che avevano cercato di “blindare” il percorso logico e giuridico alla base della condanna di secondo grado. Argomenti certo non nuovi alla difesa e già presenti nelle 125 pagine con cui la Corte di Appello aveva motivato la sua condanna e anche criticato le scelte della Corte di Assise di Ravenna.

Aveva invece insistito sull’incertezza degli esiti delle perizie medico legali l’avvocato Giovanni Scudellari che ancora una volta - a Roma come a Bologna - ha invece sottolineato i punti deboli di un’inchiesta tutt’altro che facile. Un’indagine cominciata su un cadavere purtroppo già gravemente compromesso non solo dal passare del tempo, ma anche dall’acqua in cui venne ritrovato a una decina di giorni dalla morte di Yanexy. Troppo poco, secondo l’accusa, per tratteggiare “oltre ogni ragionevole dubbio” il profilo di un Cantini omicida.

Poco dopo le 20 di ieri la sentenza più attesa, accolta con grande soddisfazione dalla difesa di Cantini che però sceglie un profilo basso: «Rispettiamo questa sentenza così come abbiamo rispettato quelle a noi avverse - commenta al telefono l’avvocato Scudellari -. Continuiamo a lavorare come sempre, convinti della nostra innocenza e fiduciosi nella giustizia. Cantini? Ha vissuto il giorno più lungo della sua vita, ma ora sa che non è ancora finita».

Ci vorrà infatti un nuovo processo, il quarto, per riscrivere la verità processuale su un caso che, dopo 7 anni, continua ad essere avvolto nel mistero.

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