Il perito: Danny "ucciso" dalla siepe

Rimini

BERTINORO. «Si rileva che la presenza della siepe piantata dal Comune di Bertinoro a ridosso dei margini della carreggiata di via Lago, oltre a non rispettare le distanze prescritte dall'articolo 26 del Regolamento del Codice della Strada nè quelle prescritte dall'articolo 892 del Codice civile, riduce la visuale di reciproco avvistamento con via Pomara, in particolare in ambito notturno creando pericolo alla circolazione».

Punto. Sono le conclusioni della relazione del geometra Michele Tassinari, perito incaricato dal sostituto procuratore Lucia Spirito di trovare tutte le risposte alla tragedia costata la vita, nella tarda serata dello scorso 15 marzo, a Danny Colucci, 17 anni, morto nello schianto del proprio ciclomotore con un'auto all'incrocio tra le vie Lago-Pomara a Bertinoro Quarantasei pagine di indagini, rilievi, che fanno calcolare con assoluta certezza all'esperto che i due conducenti, non potendo vedere i fasci di luci dei propri fari perchè schermati dalla siepe, e che per questo hanno avuto «un secondo e mezzo per cercare» di evitare la tragedia. E scagionano da qualsiasi responsabilità l'automobilista. Ma non l'amministrazione comunale.

Quella siepe che il 4 aprile 2014 Tassinari accompagnato dall'avvocato Simone Campolattano del Foro Rimini legale di papà Ciro e di due dei tre fratelli ha misurato alta un metro e 40 centimetri, già nel 2009 era stata bocciata dall'allora capo del settore lavori pubblici del Comune. Atto anche questo allegato alla perizia.

Pericolosa. Il 28 febbraio del 2009, il responsabile dell'ufficio scriveva «in merito a via Lago, tale strada è dotata di banchine laterali. La piantumazione andrebbe effettuata in dette banchine, per cui non sarebbero rispettate le distanze prescritte dalla legge ma, anzi, si opererebbe all'interno del corpo stradale. Per cui il Settore scrivente ritiene che, date le norme vigenti ma, e soprattutto, dato che la strada è sita fuori dal centro urbano e si presenta con un rettilineo piuttosto lungo, inserire piante ad alto fusto, in stretta prossimità della carreggiata, non garantisca la sicurezza della circolazione». A quanto pare, però, non se ne poteva fare a meno. Così la responsabile suggeriva: «qualora si ritenga, comunque, di realizzare un arredo verde laterale alla carreggiata, ritengo possibile derogare alle norme, realizzando una siepe, collocata sulla banchina stradale, di altezza inferiore ad un metro».

Luci invisibili. Danny che procedeva in via Pomara, scrive nella sua analisi Tassinari, «non è in grado di percepire alcun bagliore se non nel momento in cui l'altro mezzo esce dalla schermatura della siepe». In un punto con «illuminazione scarsa.... la luce dei fari dell'auto è assorbita dalla siepe di via Lago.....Danny era convinto non ci fosse nessuno dall'altra parte».

La mobilitazione. La tragedia costata la vita al ragazzo che stava per entrare nel mondo del lavoro dopo aver frequentato la scuola edile, ha spinto papà Ciro e i tre fratelli a mobilitarsi. È partita così una raccolta di firme per la messa in sicurezza dell'incrocio. Una cinquantina i residenti della Panighina che l'hanno sottoscritta. Se è servita, è difficile dirlo. Di sicuro dopo diversi incidenti e la morte di Danny in Municipio hanno deciso di abbassare il limite di velocità a 30 all'ora, posizionato dei dossi artificiali e potenziare l'illuminazione.

L'inchiesta è ancora aperta.

 

 

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui