L'Ausl unica concede un tavolo tecnico agli ordini dei medici

Rimini

 

FORLÌ. Dopo reiterate richieste hanno portato a casa un obiettivo che consideravano minimo, la creazione di un tavolo tecnico tra i rappresentanti degli Ordini dei medici e la Direzione dell’Ausl romagnola, ma - almeno sulla sponda di Forlì-Cesena - i dubbi rimangono e non pochi.

L’intesa. A commentare l’esito dell’incontro collegiale di mercoledì scorso a Forlì col direttore generale Andrea Des Dorides, il direttore sanitario Gianbattista Spagnoli e gli Ordini romagnoli dei camici bianchi di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena, è il presidente di quest’ultimo Michele Gaudio.

«Il fatto di farsi riconoscere un tavolo tecnico dove potranno ritrovarsi due rappresentanti per ogni Ordine e altrettanti per la Direzione è un grosso risultato - ricorda Gaudio, anatomopatologo in servizio da 26 anni all’ospedale forlivese, presidente dell’Ordine dal novembre 2012 e referente territoriale del sindacato Anaao -. La Direzione non era tenuta a farlo dal punto di vista tecnico anche se moralmente una risposta ai professionisti andava data. All’ordine del giorno la volontà comune di individuare un progetto di ridefinizione delle cure primarie e dell’assistenza ospedaliera che tenga conto delle risorse disponibili, delle professionalità e delle peculiarità geografiche, all’interno di una integrazione sempre più stretta tra la medicina del territorio e l’ospedale».

I dubbi. L’incontro ha ribadito, però, quanto già si sapeva: risorse ridotte all’osso con l’obbligo comunque di garantire la stessa risposta assistenziale. Fiducia, invece, è stata espressa da Des Dorides senza che gli venisse esplicitamente chiesto, sull’esito dell’inchiesta della Procura di Ravenna relativamente alla nomina di 23 coordinatori per la “riorganizzazione della direzione strategica” - «dotati sulla carta di poteri eccessivi», rimarca il presidente dell’Ordine -; al presunto buco di 20 milioni in bilancio e alle spese di troppo sul fronte legale.

Le lettere. «Indagine - glissa Gaudio - sulla quale non facciamo commenti lasciando ai magistrati il loro lavoro. Certo è che come Ordine provinciale confermiamo tutte le perplessità che avevamo già espresso nella lettera del 22 maggio 2013 rivolta agli allora Direttori generali delle Ausl, ai presidenti delle Conferenze sanitarie territoriali e all’assessorato regionale, che non ebbe risposta alcuna, e in quella del 22 ottobre dello stesso anno. Documenti sui quali avevamo raccolto l’adesione dei tre Ordini romagnoli». In quei testi si puntava il dito contro la mancanza di un progetto, quel famoso “piano aziendale” più volte annunciato e pronto, forse, solo a fine anno e che dovrà comunque essere seguito dal “piano strategico”; sulla mancanza di dialogo con i rappresentanti dei medici e sui pericoli che la riorganizzazione potesse far correre alla qualità dell’assistenza, con l’allungamento dei tempi di attesa per i vari esami, e alle condizioni lavorative di medici, infermieri e amministrativi a causa del blocco del turn over del personale.

Disparità. Timori che, alla luce di quanto visto finora, erano più che mai fondati. «Anche perché - ricorda Gaudio - il progetto va in direzione opposta a quanto accade in altre parti del mondo, come nel Regno Unito dove, a parità di tagli alla spesa, hanno creato decine di unità funzionali che abbracciano un massimo di 200mila residenti; o nella nostra stessa regione, dove stiamo per gestire oltre un milione 200mila abitanti mentre l’Ausl di Imola ne ha 130mila. E, poi, è giusto ricordare che con le politiche di Area Vasta questo territorio si era già mosso sul fronte dell’efficientamento e del risparmio, riuscendo addirittura a migliorare la qualità del servizio. Ora mi riesce difficile capire cos’altro si può chiedere». Numeri che sprigionano tante perplessità, così come il progressivo allontanamento dei luoghi decisionali dalla realtà ospedaliera.

«In questo momento in effetti - conferma Gaudio - mancano i punti di riferimento rispetto alla gestione precedente. Ed è per questo che abbiamo chiesto con forza un luogo di confronto, sulla cui reale efficacia mi riservo il giudizio».

 

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