L'aeroporto Ridolfi compie 80 anni

Rimini

FORLÌ. Se per il presente l’aeroporto “Ridolfi” attende a breve risposte certe dall’imprenditore americano Robert Halcombe, il passato glorioso rimane, rimarcato dall’imminente 80° anniversario dell’inaugurazione della pista che sarà celebrato il 19 settembre prossimo.

A ricordarlo, forte anche del libro “Tutti i colori del cielo” scritto insieme all’amico Sauro Tassinari, oggi scomparso, è Cesare Sangiorgi, cultore e appassionato del volo.

«Ho sempre abitato con la mia famiglia a poche decine di metri dal “Ridolfi” - ricorda lo scrittore 82enne -. Ho negli occhi ancora il bombardamento della pista del giugno 1944, che vidi dal colle di Bertinoro dove eravamo sfollati nell’ultima parte della guerra. Alla fine del conflitto tornammo nel quartiere di Bussecchio e, a 21 anni, iniziai le lezioni per prendere il brevetto che ho mantenuto fino a vent’anni fa».

«Che brivido il primo volo in solitudine - ricorda ancora emozionato Sangiorgi -. Eravamo a bordo dello storico Mb308 I-jpi, che dopo la dismissione dalle scuole militari era stato dato in dotazione ai vari Aeroclub. Al termine della lezione con i doppi comandi insieme al mio istruttore lui scese dall’aereo, lo aggirò venendo dalla mia parte e mi disse: “Cesare vai. Stai attento”. Sono ripartito a manetta, ho tirato su i comandi e mi sono staccato da terra. Era il 1956, avevo 22 anni e mi sono sentito in paradiso».

La passione per la velocità ha sempre caratterizzato la vita di Sangiorgi che in gioventù è stato membro del Gruppo piloti Bandini, e proprio al costruttore forlivese ha dedicato la sua opera prima intitolata “Ilario Bandini. Una vita per l’auto da corsa” con l’amico Franco Fabbri.

«Quella fu una opportunità che si presentò quasi per caso. Mio padre - prosegue Sangiorgi - ci teneva molto che facessi agraria e, infatti, mi laureai in quell’indirizzo ma ero anche troppo appassionato di corse. Nel 2000, però, dopo un infarto e un intervento al cuore che mi obbligò a calmarmi, Franco Fabbri mi chiese di aiutarlo sul libro che stava preparando su Bandini. Fu un grande successo il volume». Una sfida, quella per la scrittura, che Sangiorgi ha proseguito con il volume dedicato al volo e, poi, con “C.A. Rose e gli altri”, che ripercorre le vite di alcuni militari sepolti nei cimiteri di guerra Alleati. Ma tornando al suo primo amore, il forlivese è tra quelli che si augurano con forza la riapertura della pista.

«Ci ho sempre creduto perché per me è un dolore enorme non sentire più un decollo o un atterraggio. L’aeroporto è un vero gioiello, consente l’atterraggio strumentale da entrambi i lati e può ancora essere allungato se i progetti lo richiedessero. Cosa difficilissima in quasi tutte le strutture italiane».

Non lo meraviglia, però, la diffidenza e a volte l’ostilità che il “Ridolfi” ha sempre incontrato non solo in città ma anche fuori. «I forlivesi sono bravissimi a farsi male da soli - si rammarica Sangiorgi - e anche i territori vicini non hanno mai creduto nell’aeroporto, così come la Regione. Ecco io mi auguro che questo importante anniversario serva ai miei concittadini per ricordare loro che sono eredi di una struttura che può ancora ritagliarsi uno spazio importante, magari sul fronte dei cargo e della formazione, tra le piste di Bologna e Rimini. Ora celebriamo questo compleanno, anche grazie all’impegno dell’Associazione Arma Aeronautica che scoprirà alcune lapidi commemorative, e auguriamoci che ci sia un lieto fine».

Gaetano Foggetti

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