Liceale suicida, i genitori a processo

Rimini

FORLÌ. Saranno processati in Corte d’Assise a Forlì il 12 ottobre prossimo i genitori della studentessa del Liceo Classico che si suicidò lanciandosi dal tetto della scuola il 17 giugno 2014. Il padre dovrà rispondere di istigazione al suicidio e maltrattamenti che hanno provocato la morte della ragazzina, mentre la madre è stata prosciolta dall’istigazione al suicidio, ma restano per lei i maltrattamenti.

Lo ha stabilito ieri pomeriggio il giudice per le udienze preliminari Monica Galassi dopo aver respinto la richiesta avanzata dall’avvocato della coppia, Marco Martines, di rito abbreviato. A quel punto, dopo un altro po’ di attesa per capire se ci fosse il proscioglimento oppure il rinvio a giudizio, è arrivata la decisione per questa seconda strada.

L’accusa. Madre e padre dovranno presentarsi alla sbarra per rispondere della terribile accusa di aver portato al suicidio della figlia 16enne. Al padre è stata contestata anche l’istigazione al suicidio a causa di alcune frasi pronunciate nei confronti della figlia del tipo: «Perché non ti uccidi, sarebbe meglio così». Riconosciuta valida la ricostruzione della pubblica accusa, rappresentata in aula dal sostituto procuratore Filippo Santangelo.

L’indagine. Una decisione difficile da prendere anche per chi nelle aule dei Tribunali è abituato a vederne di tutti i colori: fare processare un padre e una madre con un’accusa tanto grave come quella di aver “provocato” con i loro comportamenti e il loro stile di vita, uno stato di angoscia nella figlia 16enne, tanto da convincerla ad uccidersi. Un’indagine certosina anche da parte dei Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Forlì, allora guidato dal luogotenente Gino Lifrieri che si sono trovati davanti ad un video angosciante registrato sul tetto del liceo dal quale la giovane si è lanciata, e lettere nelle quali venivano descritte le sue condizioni, la sua insoddisfazione, il suo rancore: il tutto indirizzato contro i genitori. Il fascicolo, aperto dal sostituto procuratore Marilù Gattelli, ora a Ravenna, era visto come un atto dovuto per quel grido disperato. I militari non hanno tralasciato nessun elemento che potesse portare alla verità, tanto è vero che il Gup ha deciso per il rinvio a giudizio.

Gli episodi. Un atto di accusa che ora dovrà essere discusso nell’aula della Corte di Assise per capire se il comportamento dei genitori è stato davvero dannoso sulla psiche della figlia, oppure se si sia trattato di una debolezza della giovane a causa di una delusione per le scelte dei genitori. Dopo l’ultima lite in famiglia, infatti, la giovane adolescente aveva dovuto rinunciare a un viaggio di studio in Cina di un anno perché i genitori non erano d’accordo e perché l’avevano sorpresa con un cellulare di ultima generazione che le avevano proibito di avere, almeno secondo quanto ricostruito nelle lettere della giovane stessa.

Gli scenari. L’avvocato difensore Marco Martines potrebbe chiedere il rito abbreviato, respinto ieri dal gup Galassi, anche davanti alla Corte d’Assise e in quel caso il processo si svolgerebbe a porte chiuse. Ieri un altro pomeriggio molto lungo al quarto piano del palazzo di giustizia. Prima che venisse presa la decisione: rinvio a giudizio per i genitori. Un caso che nel giugno 2014, a pochi giorni dall’esame di maturità, scosse l’intera città, non solo il Liceo Classico frequentato dalla giovane. Ora per il suicidio della studentessa si accenderanno le luci della Corte di Assise.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui