«Serve una giustizia riparativa»

Rimini

CESENA. La provincia di Forlì-Cesena non si può definire né un’isola felice né un’isola infelice a tema criminalità. Lo ha dichiarato il procuratore capo del tribunale, Sergio Sottani, in occasione del convegno “La criminalità in Italia”, tenutosi ieri pomeriggio nella Sala lignea della Malatestiana. L’appuntamento è stato promosso dal Forum italiano per la sicurezza urbana, dall’Associazione nazionale Funzionari di Polizia e dal Comune di Cesena.

La frase del procuratore capo è giustificata dai dati presentati durante il convegno, tratti da una ricerca condotta sul territorio nazionale dal Forum per fotografare l’evoluzione della criminalità in Italia. I numeri - ha sottolineato Sottani - mostrano come i reati nel territorio di Forlì-Cesena sono in linea con quelli relativi al centro-nord, caratterizzato da una criminalità fatta di reati predatori o crimini da strada.

«Dalla ricerca - ha esordito Sottani - emerge, per esempio, che per quel che riguarda gli autori di furti, nel centro-nord, gli stranieri superano gli italiani, con una forte concentrazione di immigrati provenienti da Paesi dell’Europa comunitaria. Ma questo non vuol dire che extracomunitario significhi criminale. Nella nostra provincia vi è una forte presenza di immigrati provenienti da Stati non appartenenti all’Unione Europea, ma la criminalità extracominitaria, per quanto presente, non è di rilievo. Le politiche inclusive qui hanno pagato. La criminalità di strada non ha invece trovato risposte sufficienti. I furti in abitazione sono, a mio parere, un reato molto grave, con un confine labile con la rapina. E per quanto siano un problema che non deve essere enfatizzato dai media, ma studiato, sono troppi in un territorio come il nostro. Sono reati di difficile prevenzione, se non con un controllo capillare del territorio, che si scontra con la carenza di risorse e con pattuglie che hanno un’età media non molto giovane. Ecco perché si deve recuperare il concetto di sicurezza partecipata, in cui il cittadino diventa protagonista. Si deve coinvolgere la popolazione, fare incontri di legalità coi giovani».

Il procuratore capo ha trattato anche il tema della tutela delle vittime. «E’ difficile dare risposte solo col carcere, non solo perché le nostre carceri sono piene, tanto che l’Europa ci ha condannato, ma perché il carcere è una risposta insufficiente. Anzi, può diventare un luogo di proselitismo per fenomeni terroristici nei confronti di criminali minori, essendoci molti soggetti islamici. Ecco perché servirebbero forme di giustizia riparativa, cercando di mettere in contatto la vittima con l’autore del reato. Sono le nuove frontiere del diritto penale. Infine, dobbiamo dare risposte alle vittime attraverso un sistema professionale capace di raccogliere le denunce, individuare i caratteri criminosi e per certi tipi di reati trovare soluzioni diverse dal processo penale, forme di mediazione sociale, interventi come le misure di prevenzione che colpiscano i patrimoni. Non tanto per liberare i magistrati dai fascicoli, ma per abbreviare la lunghezza dei processi».

Al convegno era presente, oltre a diverse autorità, il questore Salvatore Sanna, che ha salutato il convegno come «un’occasione particolare che offre la possibilità di partire dai dati per ridistribuire al meglio le disponibilità che si hanno, che sono molto ridotte».

Sulla necessità di coordinare il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura e sull’esigenza di mettere in campo strumenti tecnologici che aiutino a contrastare la criminalità ha parlato il sindaco Paolo Lucchi, ricordando che «Cesena ha scelto di investire 10 milioni di euro per un sistema di videosorveglianza cittadina moderno, messo a disposizione delle forze dell’ordine per favorire un lavoro coordinato fra queste».

Paolo Dosi, sindaco di Piacenza e presidente del Forum italiano per la sicurezza urbana, ha elogiato la scelta dell’amministrazione Lucchi di investire «una cifra così cospicua nella videosorveglianza della città. Potrebbe diventare un modello. Parlare di risorse - ha aggiunto - oggi è la cosa più difficile sul fronte sicurezza. Quindi è importante partire dai dati per conoscere il fenomeno ed indirizzare le iniziative»

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