Romagna Acque: «Aumentiamo tariffe e qualità»

Rimini

FORLÌ. Aumenti sulle tariffe, importanti investimenti per relegare le crisi idriche a brutti ricordi e rendere omogenea, in tutti i quartieri di Forlì, la qualità dell'acqua che esce dai rubinetti. Questi i temi affrontati ieri da Romagna Acque, la cui assemblea dei soci ha votato all'unanimità il bilancio 2014, in piena salute, con valore di produzione di 53 milioni di euro e utile netto di oltre 9 milioni.

Tariffa. «Con 20 euro in più l’anno a famiglia garantiremo acqua migliore e a un prezzo più basso» assicura il presidente della Società delle fonti, Tonino Bernabè.

L’aumento del costo dell’acqua all’ingrosso, deliberato da Atesir, «è pari, per il 2015, al 5,94 per cento», per consentire «un piano di investimenti milionario, da 43 milioni nei prossimi mesi e, nel complesso del piano pluriennale, di 300 milioni di euro». Tra questi interventi spicca il potabilizzatore “Nip2”, in realizzazione alla Standiana di Ravenna, che sarà inaugurato a settembre: alimentato dalle acque del Canale emiliano romagnolo, avrà una portata annua di 20 milioni di metri cubi e un sistema di filtri all’avanguardia, tale da scongiurare future crisi idriche.

Agli sgoccioli anche l’inaugurazione del raddoppio del depuratore di Santa Giustina, «che avrà effetti positivi sulla qualità ambientale del mare Adriatico». In Provincia di Rimini, l’acqua costa 0,27 euro al metro cubo; a Ravenna 44,39 centesimi e Forlì-Cesena 41,39. «Queste differenze, circa 15 centesimi fra Rimini e Forlì - ricorda Bernabè - sono dovute ai primi accordi fra i territori, a seconda dell’apporto idrico». Intanto Romagna Acque rinuncerà, per l’anno in corso, a quote di componenti fiscali pari a 7 milioni di euro, «per contenere le percentuali di aumento delle tariffe».

Distribuzione. Sono stati 106 i milioni di metri cubi di “oro blu” distribuiti nel 2014, «e nei primi tre mesi dell’anno abbiamo visto crescere la richiesta di altri 800mila metri cubi - dice l’amministratore delegato Andrea Gambi -. Un termometro della ripresa dei consumi».

In media quella che esce dai rubinetti è al 53 per cento acqua della diga, 28 per cento di falda e il restante di superficie. Ma a Forlì ci sono quartieri ancora serviti interamente dai pozzi, come in via Pandolfa e ai Romiti. «Sono, però, in corso i lavori che permetteranno una omogeneità qualitativa della fornitura in tutte le zone della città» assicurano dal Cda.

Un traguardo, atteso da anni, che dovrebbe essere tagliato in autunno. Anche il cantiere per la nuova sede si è aperto, e il trasloco dovrebbe verificarsi nel 2017. «Quest’anno non avremo problemi di siccità - informa Bernabè -. Le piogge di fine maggio, infatti, hanno aggiunto oltre 2 milioni di acqua all’invaso, arrivando quasi al livello di sfioro. Le ultime crisi risalgono al 2011-2012 e, prima, al 2007. Però gli studi ci dicono che i mutamenti climatici in atto condizioneranno sempre più la quantità di acqua prodotta, per questo cerchiamo sempre di precorrere i tempi, con innovazioni, nuove soluzioni tecniche e pratiche per coniugare sicurezza idrica e qualità della risorsa».

 

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