Condanna a 3 anni per la rapina di una sigaretta

Rimini

FORLÌ. Condannato a tre anni per la rapina di una sigaretta. «Un gesto da caserma una goliardata», lo ha definito in aula il suo avvocato difensore Luigi Ciocchetti, ma ciò non è bastato ad evitargli la condanna in primo grado, pronunciata nei giorni scorsi dal giudice Giovanni Trerè - che ha accolto la richiesta formulata dal pm Francesco Buzzi - anche per i precedenti specifici che pesavano sull’imputato.

Protagonista della singolare vicenda giudiziaria un rom di trent’anni, appartenente ad uno dei nuclei che trovarono in passato ospitalità nel campo allestito dal Comune a Durazzanino, al centro dell’episodio, avvenuto nel 2012, per il quale si è visto prima denunciare e poi processare. In quel frangente aveva strappato con decisione dalla bocca di un uomo di circa cinquant’anni la sigaretta che stava fumando. Un gesto che è stato ritenuto violento al punto da configurare l’ipotesi di rapina.

Una reazione, è stato cercato di dimostrare a discolpa dell’imputato, dettata dal rifiuto della vittima di cedergli una sigaretta dopo che, invece - pochi istanti prima - questa era stata concessa ad un un gruppo di extracomunitari che aveva incrociato.

Il secco diniego aveva fatto scattare la reazione dell’uomo, che si trovava con la sua compagna, lasciando allibito il forlivese che non aveva neanche tentato di fermarlo minacciando semplicemente la denuncia che poi aveva effettivamente presentato. Sulla valutazione della violenza contenuta nel gesto si sono decise le sorti processuali del rom, attualmente detenuto nel carcere di Ferrara dove sta scontando un’altra condanna e dal quale ha scelto di non essere portato a Forlì per l’ultima udienza.

«E dove, però - ricorda ancora l’avvocato difensore - il giudice di sorveglianza ha sottolineato come stia dando prova di aderire con profitto ed entusiasmo al programma degli educatori.

Anche se questo, ovviamente, non poteva rilevare in sede dibattimentale per lo specifico reato. Dispiace, però, che la risposta sanzionatoria rischi di restare l’unica sia per i rom sia per i tanti altri diseredati che ci sono in città. Questo perché sono state abbandonate tante altre strategie di accoglienza e inclusione sociale proprio come il campo».

 

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