Il reddito di solidarietà è legge

Rimini

RIMINI. Arriva finalmente in Emilia Romagna il reddito di solidarietà. La legge regionale, proposta dalla maggioranza, Pd e Sel, è stata approvata oggi in Assemblea Legislativa, contrari Lega e Fratelli d’Italia. Astenuto il gruppo del Movimento cinque stelle. Si tratta di un sostegno, un massimo di 400 euro al mese per un anno, ai cittadini che si trovano più in difficoltà. Potrà essere richiesto da nuclei familiari, anche unipersonali, con Isee non superiore a 3mila euro, purché si accetti di partecipare a progetti di impegno sociale o di inserimento lavorativo. A livello regionale potrebbe interessare 80mila persone, corrispondenti a circa 35mila nuclei familiari. Per il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, si tratta di un provvedimento per «non dimenticare nessuno, guardare a chi ha più bisogno anche solo per aiutare a uscire da un periodo di difficoltà. Stiamo cercando di coniugare sviluppo ed equità, creando occupazione e crescita, ma allo stesso tempo investiamo fortemente nella sanità, rinnovando spazi e strutture, strumenti di diagnosi e cura e assumendo oltre 2.500 professionisti e operatori, e nel welfare». Conferma l’assessore alle Politiche sociali, Elisabetta Gualmini: “E’ una legge di equità sociale sostenuta fortemente da questa giunta, che guarda alla dignità delle persone e al loro reinserimento sociale e lavorativo».

Al Reddito di solidarietà sono stati destinati 35 milioni di euro stanziati dalla Giunta regionale che si aggiungono ai 37 milioni che lo Stato ha erogato all’Emilia-Romagna per il Sostegno all’inclusione attiva (Sia), misura attiva di contrasto alla povertà che la legge di Stabilità 2016 ha esteso a tutto il territorio nazionale e che il Res affiancherà e integrerà. Il Reddito di solidarietà regionale amplia però la platea dei potenziali fruitori: nel Sia, infatti, si richiede la presenza all’interno del nucleo familiare di un minore, o di un figlio disabile, o di una donna in stato di gravidanza, condizioni non richieste dal Res, destinato a qualsiasi tipo di nucleo familiare, anche composto da una sola persona, per rispetto del principio universalistico.

«Abbiamo deciso di stanziare 35 milioni di euro ogni anno per tre anni, a questi si aggiungo altri 35 milioni annui da parte dello Stato – spiega l’assessore al Bilancio, Emma Petitti -. Non è un’opera da carità ma un sostegno alla dignità dei cittadini. Vogliamo aiutare, nel concreto e in maniera diretta, che si trova in un momento di difficoltà. Il nostro intento è non lasciare indietro nessuno».

L’accesso al Res dovrà essere infatti accompagnato da un progetto di attivazione sociale e inserimento lavorativo, concordato e sottoscritto dai componenti maggiorenni del nucleo familiare, dal referente del Servizio sociale territoriale del Comune competente e, in caso di proposte per l’inserimento lavorativo, dal Centro per l’impiego. La misura dà quindi luogo a un vero e proprio patto tra erogatori e beneficiari: a fronte della corresponsione del contributo economico, ci deve essere uno specifico impegno del nucleo familiare a perseguire progetti di inclusione sociale e lavorativa.

Possono accedere al Res i nuclei familiari, anche unipersonali, di cui almeno un componente sia residente in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi, con Isee corrente inferiore o uguale a 3mila euro. Nel caso componenti il nucleo familiare percepiscano altri trattamenti economici di natura previdenziale, indennitaria e assistenziale (pensione, accompagnamento, ecc.), il valore complessivo per il nucleo familiare dei medesimi trattamenti nel mese antecedente la richiesta deve essere inferiore a 600 euro mensili. L’accesso al Res è incompatibile con la fruizione da parte di ciascun membro del nucleo familiare della Naspi (nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego) o dell’assegno di disoccupazione (Asdi), o di altro ammortizzatore sociale con riferimento agli strumenti di sostegno al reddito in caso di disoccupazione involontaria.

L’ammontare massimo mensile è pari a 400 euro per nucleo familiare. L’intervento sarà concesso per non più di 12 mesi, superati i quali il sostegno potrà essere richiesto solo trascorsi almeno altri 6 mesi.

La domanda per ottenere il Res deve essere presentata al Comune territorialmente competente e sarà erogato dai Servizi sociali dei Comuni. Entro 60 giorni la Giunta regionale emanerà un regolamento attuativo della norma.

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