«Fondi ai giornali non profit: serve un emendamento concordato»

Rimini

BOLOGNA. Elio Palmizio, deputato, è anche coordinatore regionale di Forza Italia in Emilia-Romagna: nel suo passato lavorativo ha acquisito una solida conoscenza di tutti i meccanismi del mondo pubblicitario, dell’editoria radiotelevisiva e della stampa quotidiana e periodica.

Con i tagli all’editoria del dicembre scorso, quella fetta del giornalismo promosso da cooperative e associazioni non profit è piombata in una situazione d’emergenza. Come valuta lo status quo?

«Già da alcuni anni si sta procedendo al taglio dei fondi, in parte inevitabile viste le ristrettezze di bilancio. Ma in effetti la pesantezza del taglio del 2013 – che ha ridotto a 46 milioni di euro totali i contributi – ha messo a grave rischio la stabilità di quelle aziende che, sia pure con difficoltà, hanno finora resistito al calo di copie e soprattutto di pubblicità, fatto che in questo caso riguarda anche l’emittenza radio e televisiva».

Per di più i tagli sono stati fatti retroattivamente, su bilanci già chiusi.

«La retroattività, è vero, ha inoltre costituito un grosso problema perché i contributi dallo Stato arrivano alle aziende con oltre un anno di ritardo, e se vengono pesantemente ridimensionati, come si fa a declinarli nei bilanci consuntivi? Questa è una stortura che spero possa essere corretta con una vera riforma dell’informazione che dia anche alcune certezze. Del resto, so benissimo che aziende a bassa capitalizzazione come le società editrici cooperative e non profit i principali problemi li hanno con il sistema del credito. A me non risulta che esista una sezione di credito dedicata all’informazione, anche se sono in tanti che si riempiono la bocca con termini come “comunicazione” e “informazione”. Un altro elemento di debolezza che in un partito come il nostro, non fosse altro che per la vocazione professionale del suo presidente, viene tenuto nella massima considerazione per cambiarlo».

Il rischio è la chiusura di una trentina di testate, al di là della possibilità concreta di perdere centinaia di posti di lavoro, se non alcune migliaia.

«Premetto che comunque il giornalismo della carta stampata, nazionale e locale, deve trovare nuovi formati e nuovi contenuti nel segno dell’approfondimento, perché altrimenti ogni giorno viene battuto dalle notizie online su web, ritengo che sia specchio di una società democratica e pluralista avere anche voci dai territori, dal mondo religioso e culturale che altrimenti sarebbero soffocate. Non sono fra coloro che plaudono alla chiusura dei giornali, anche quelli più scomodi e non sulle nostre posizioni politiche».

Come vede i giornali quotidiani capaci di stare sul mercato?

«Credo che un certo ruolo anche per la carta stampata ci sia ancora, ma dando meno spazio ai notiziari e più alle analisi, agli approfondimenti. Per esempio: delle elezioni in Grecia già dall’altra notte sappiamo i risultati, ma al web dell’ora per ora, i giornali devono sapere rispondere con commenti, inchieste. Lo stesso declino dei settimanali in fondo dipende dai quotidiani sempre più ricchi di notizie, ma tocca la stessa sorte ai quotidiani quando vogliono rincorrere il web che scandisce ormai minuto per minuto le notizie. Serve invece un altro format, e su questo i giornalisti non devono essere né pigri, né superficiali».

Ritiene che vi sia uno spazio nel prossimo dibattito parlamentare, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, per modificare o quanto meno prevedere nel capitolo dei fondi per il 2014 una correzione di tendenza?

«Mi rivolgerò all’onorevole Francesco Paolo Sisto, presidente di commissione, per dare voce tramite un emendamento concordato con altri colleghi di diverse forze politiche a queste preoccupazioni del tutto legittime degli editori cooperativi e non profit, o quanto meno di quelli di essi che lo meritano. Negli anni scorsi furbi e furbastri hanno molto danneggiato l’immagine di questo settore dell’informazione. Sono comunque convinto che potrà trovarsi una soluzione. Non sarà una cosa semplice. La tentazione del Governo di blindare tutto è sempre presente. Credo però che il caso sia degno della nostra massima attenzione. Non farò mancare il mio apporto».

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