Umberto Orsini al Nuovo

Rimini

SAN MARINO. Umberto Orsini è Ivan ne “La leggenda del grande inquisitore”. La stagione di “Emozioni dal vivo- Identità teatrali”, come recita il titolo del cartellone sammarinese 2014-15, iniziata alla grande con l’Arlecchino di Paolo Rossi, prosegue ora con protagonista uno dei divi più amati dei palcoscenico italiano.

Orsini sarà al Teatro Nuovo di Dogana domani, venerdì 28, dalle ore 21, col suo “La leggenda del grande inquisitore”, diretto da Pietro Babina, fondatore e direttore del Teatro Clandestino, con un adattamento di grande contemporaneità. Il lavoro prede forma da un capitolo de I Fratelli Karamazov di Dostoevskij. Orsini veste i panni di un Ivan maturo, contrapposto ad Alioscia, suo “altro da sé”, dando vita ad un dialogo serrato ed inquietante, dove non mancano riferimenti politici e allusioni. Non è un caso che lo spettacolo sia stato definito una “enorme performance”, in cui Dostoevskij, viene smontato e attualizzato, “Orsini è prima ragionatore, poi scatenato” mentre “Leonardo Capuano è un preciso e speculare Mefisto”. L’attore novarese a proposito di questo testo ha affermato: «Vivo da quarant’anni col Grande Inquisitore di Dostoevskij, da quando cominciai ad occuparmene in occasione di uno sceneggiato realizzato alla fine degli anni ’70 da Sandro Bolchi per la Rai, che fu seguito da più di venti milioni di persone per otto settimane».

Da lì è scaturita l’idea dello spettacolo di oggi, nel quale è stato «immaginato un Ivan vecchio (la mia età) e un figlio (che nel romanzo non c'è) ma che ci potrebbe essere, come demone, tentatore, Mefisto, che cerca di dire quelle parole del Grande Inquisitore oggi, davanti la platea di Ted Conference, un luogo dove in diciotto minuti uno può dire qualcosa che vale la pena di essere raccontato».

«Le scene che precedono questo racconto – ha aggiunto Orsini – non sono che una esemplificazione a volte fulminea, a volte più elaborata di quei temi (libertà, fede, mistero, autorità, speranza, fame) che sono contenuti nel racconto».

Fatto poi più unico che raro, «che la mia immagine giovane (quella dello sceneggiato che si identifica con me) possa apparire come sogno di una gioventù perduta, di un desiderio represso». A proposito del testo è sempre Orsini a chiedersi: «Le parole del Grande Inquisitore oggi a chi farebbero paura? La chiesa o il potere tout-court, agiscono ancora come lui?». Dunque privare gli uomini della libertà è l’unico modo di essere liberi? Questo lavoro offre più di uno stimolo alla riflessione per cercare risposte alle grandi domande.

Biglietti in vendita al Teatro Nuovo (tel. 0549 885515) dalle 16.30 alle 20; www.sanmarinoteatro.sm.

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