Con Gilberto Gil Cesena diventa brasileira

Rimini

CESENA. Colui che sale sul palco del teatro Verdi questa sera alle 21, all’apparenza sembra un pacato signore di una certa età, elegante e sofisticato nella sua dolcezza interiore ed esteriore. Evidentemente in pace con se stesso e con la vita. In realtà Gilberto Gil è un vero rivoluzionario, non lontano da quelli che scendono in piazza a reclamare diritti e libertà. Invece dei sassi e dei bastoni, lui però ha imbracciato dalla sua gioventù la chitarra e ha lottato con le note e le parole contro la dittatura che 50 anni fa attanagliava il suo Brasile, e per questo è stato in esilio, diventando un simbolo non solo della – allora – nuova musica brasiliana, la “bossanova”, ma anche un eroe della battaglia politica per la democrazia.
Tanto che quando in patria è andata al potere la sinistra, Gil è stato nominato ministro della Cultura dal presidente Lula, ed è tutt’oggi, che è tornato a tempo pieno alla sua musica, una delle personalità più apprezzate e di maggiore peso politico nel suo Paese.
Eppure tutto cominciò per pura passione musicale, con l’amico Caetano Veloso (un altro genio) con cui fondò un movimento chiamato Tropicalismo che ebbe un ruolo importantissimo non solo nella musica, ma anche nel teatro, nel cinema e nella letteratura brasiliana. Fu un sussulto di vitalità e di protesta, una sorta di ’68 carioca, a cui la dittatura rispose con la repressione; Gil e Veloso dovettero riparare in esilio a Londra. Ma fu anche un aspetto positivo. La sua musica, infatti, partita dalle influenze del folclore, diventò più metropolitana e internazionale. In Inghilterra, dove in quel periodo imperava il “beat”, perfezionò la tecnica di chitarrista e cominciò a incidere dischi. Da allora è stata una sequenza ininterrotta di grandi successi e riconoscimenti internazionali.
La sua è una carriera eccezionale: ha ottenuto undici dischi d’oro, cinque dischi di platino, due Grammy Award, due Latin Grammy e i suoi album hanno venduto più di 5 milioni di copie.
Nel maggio di quest’anno Gil ha pubblicato l’ennesimo l’album intitolato “Gilbertos sambas” nel quale il tropicalista rende omaggio, da allievo, al suo maestro João Gilberto. Una fratellanza anche anagrafica: lui che si chiama Gilberto di nome, e il suo maestro che fa Gilberto di cognome. Il suo modo minimalista e struggente di suonare viene impreziosito nell’album dalla presenza del figlio Bem e di Moreno Veloso, figlio di Caetano, che lo assistono alla produzione analogica.
E per regalarci questi pezzi, ma anche i suoi classici del passato, Gil ha scelto di proporsi questa volta da solo, con la sua chitarra. Forse un controsenso per un tropicalista la cui musica è fatta di tanti ritmi diversi che si incrociano e sovrappongono? A detta di chi l’ha visto, si direbbe il contrario: la sua presenza scenica, la voce e la maestria con la chitarra sembra bastino e avanzino per un grande concerto quale sarà certamente quello di questa sera. «Ascoltare Gil che suona João – scrive nelle note di copertina del disco l’amico fraterno e compagno di tante imprese, Caetano Veloso – significa entrare in contatto con l’avventura stessa della nostra musica e della nostra vita».
Biglietti in vendita stasera alle casse del teatro Verdi dalle ore 19.30: 30 euro per la platea (in piedi) e 45 per i posti a sedere nei palchi.
Info: 0547 613888;
339 2140806; 348 0107848
info@teatroverdi.it

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