La fine di una storia è agli Atti

Rimini

RIMINI. In una grande stanza bianca, una donna e un uomo si parlano attraverso due lunghi monologhi interrogandosi sulle ragioni della fine della loro storia d’amore.

Si tratta di “Clôture de l’amour”, lo spettacolo di Pascal Rambert con Luca Lazzareschi e Tamara Balducci, che troverà spazio sulle assi del Teatro degli Atti venerdì 10 e sabato 11 gennaio per la stagione teatrale di Rimini. “Clôture de l’amour” ha debuttato nel luglio 2011 al festival di Avignone riscuotendo notevole successo. Pascal Rambert ha diretto il suo testo interpretato da Audrey Bonnet e Stanislas Nordey e con la versione originale è stato ospite dell’ultima edizione del festival Vie a Modena. Il flusso ininterrotto di parole, le domande-risposte che si scatenano e la respirazione bloccata creano una sorta di maratona tra paura e liberazione: ecco, è lì, nel mezzo del momento doloroso, che l’autore-regista ci porta, senza temere di disturbare, di creare dubbio, di immergerci nei labirinti di una storia che porta inesorabilmente alla rottura. Alla domanda «chi amiamo quando amiamo?» Rambert non dà nessuna risposta, ma si aggira semplicemente nelle possibilità, senza rifiutare quei luoghi comuni che usano almeno una volta due persone che si separano, che cercano assieme le ragioni del proprio disamore. Due sguardi, due parole e due silenzi per raccontare la violenza di un amore che muore.

«Rambert è regista, coreografo, attore e direttore artistico del Théâtre de Gennevilliers, che ha uno sguardo esclusivo per il contemporaneo. Sta portando questo testo in tanti paesi contemporaneamente creando un vero e proprio studio antropologico perché ogni volta cerca con gli attori di riadattarlo scegliendo il linguaggio migliore per arrivare al pubblico di riferimento – racconta l’attrice riminese Tamara Balducci –. Ciò non toglie che la storia prenda spunto dalla sua vita personale e ha le caratteristiche proprie e il linguaggio tipico di due artisti (i protagonisti sono due attori). Il modo di parlare è molto francese e ricorda i film della Nouvelle Vague. I due personaggi, che hanno fondato sul linguaggio il loro rapporto, attraversano tutte le fasi della chiusura di una storia d’amore passando dalle vette più alte (allusioni, citazioni artistiche) ai punti più bassi che in certe situazioni si possono toccare».

Qual è la particolarità di questo spettacolo?

«Si situa a metà tra il teatro di parola e la performance. È fatto di due battute lunghissime, quasi due monologhi, tra i personaggi, che hanno tra l’altro i nostri nomi, Luca e Tamara (come è avvenuto in quasi tutti gli altri paesi). Il testo è stato scritto senza soluzione di continuità, senza punteggiatura, proprio come flussi di coscienza paralleli. Nel momento in cui un personaggio parla, l’altro risponde con il corpo perché, essendo anche coreografo, Rambert ha attuato uno studio molto particolare. In scena parlo e mi muovo come se fossi Tamara nella mia vita di tutti i giorni, ma in realtà sono a teatro».

La pièce sta toccando molte piazze italiane, come sta reagendo il pubblico?

«La gente rimane molto toccata, è uno spettacolo che non lascia indifferenti perché parla di un argomento che tutti conoscono e arriva alla pancia».

Alle due serate riminesi parteciperà il coro Piccole Voci di Carla Amori diretto da Fabio Pecci e Andrea Angelini. Stasera dopo lo spettacolo un incontro con gli attori condotto da Laura Gemini.

Info: 0541 793811

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui