"I gialli di Robo" Più giallo di così...

Rimini

RIMINI. È appena uscito da Europa Edizioni di Roma (e disponibile anche in formato ebook sulle principali piattaforme) I gialli di Robo di Roberto Masini, giornalista, obiettore di coscienza e vegan crudista, nonché «vicepresidente di Universal Pleasure, associazione che combatte l’omofobia, il razzismo e qualsiasi forma di violenza e discriminazione», come da quarta di copertina.

Cinque racconti gialli («che più gialli non si può», specie se la vittima si chiama Hon Chao Lin…) in puro stile demenziale, protagonista l’ispettore Didier, “celebre” detective che quasi a ogni pagina sfodera l’ancor più celebre pipa, per emettere la sua tipica nuvola di fumo.

Inedito incrocio tra il commissario Maigret (ma forse lui non lo sa, visto che a un certo punto rifiuta il classico bicchierino di Calvados) e l’ispettore Clouseau, ne eredita alcune gag e lo straniamento come cifra comica, con l’approdo a fortunosi happy end. Nella trama dei racconti un colpo di scena segue l’altro, tra parodie, divagazioni e giochi di parole in cui l’alto – le atmosfere da Gogol, Pennac o Benni, di cui Masini è gran lettore – e il basso si scambiano continuamente di posto e non c’è un centimetro di spazio libero. Mentre si surfa di genere in genere, ammiccando, oltre che al giallo – dall’hard boiled al polar –, alle favole (“Biancaneve avvelenata”) al fantasy (“Didier e Artù”) e alla fantateologia del “Codice da Vinci” di Dan Brown, non senza inserire tra le righe temi seri come la denuncia animalista («è un crudo Natale, ispettore Didier»), la critica alla “cattiva maestra televisione”, che ha il volto di Maria De Filippi e trasforma i ragazzi in Tamagotchi (“Il giallo di Didier”), e quella agli stereotipi sulla diversità (“Più giallo non si può”), spie del disagio d’una civiltà, la nostra. Ma senza interrompere il gioco vertiginoso della scrittura.

Così che tra un’apparizione di Nostradamus, la verità sulla fine di Pascoli e Manzoni, l’incontro di Batman e Cappuccetto Rosso, la connivenza tra suor Germana e Frate Indovino e tirando in ballo anche il Papa e la Jakuza (non necessariamente in quest’ordine), si corre a perdifiato verso l’epilogo.

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