Generazione digitale allo Spazio Guerra

Rimini

IMOLA. L’arte e una nuova percezione del mondo suscitata dal digitale ovvero Generazione Ur-Tronik-Tronik Project. È la mostra allestita allo Spazio d’arte Novella Guerra di Imola (via Bergullo 15), a cura di Annalisa Cattani.

Tronik-Project porta la firma degli artisti Laura Danzi, dalla Germania, e Pasquale Fameli, e nasce dall’esigenza di interrogarsi su come le neo tecnologie di matrice digitale stiano radicalmente modificando la maniera di percepire la realtà che ci circonda.

Un progetto che si inserisce alla perfezione nell’ambiente dello Spazio Guerra, che è nato da un sogno, come spiega la curatrice Annalisa Cattani: «Trovare un locus ameno’ dove potere riscoprire il piacere dell’incontro, dello scambio e della residenza. Dopo due anni di ricerche ecco trovato il casolare che si presta a questa scommessa. Il nome Novella Guerra è dedicato alla memoria di mia madre, ma è anche un ottimo programma e un concentrato di energia».

Un luogo quindi dedito all’incontro di nuovi dialoghi artistici e intellettuali, alla programmazione di progetti artistici e curatoriali, a scambi culturali e workshop.

Il principio affermato da Danzi e Fameli è riconducibile alla profetica affermazione di McLuhan circa la condizione primordiale nella quale l’uomo contemporaneo si sarebbe venuto a trovare in seguito all’avvento dell’era elettronica. Noi tutti oggi possiamo considerarci i primitivi di un’epoca nuova, l’era digitale. Mentre i nativi digitali crescono, le generazioni nate nel secolo scorso si trovano in una curiosa situazione intermedia che li vuole depositari di ciò che è stato e pionieri di ciò che sarà. Questa condizione ci rende particolarmente sensibili a quella curiosa forma di scissione percettiva che coniuga media tradizionali e nuovi media.

Estremizzando questa riflessione, Ur-Tronik spinge la tradizione fino all’alba della civiltà, con il realismo magico delle arcaiche (Ur) sculture lignee di Laura Danzi, idoletti antropomorfi di neolitica memoria, chiamati a interagire con il video digitale di Pasquale Fameli.

L’immagine digitale, forse conscia del proprio stato embrionale, riflette sul suo statuto giocando con il proprio codice generativo. Ciò scompone la figurazione in rivoli di colore luminoso immaterialmente sensuosi, il glitch. Questa corruzione dell’immagine è amplificata dalle superfici grezze dei neonati idoletti. A osservarli attentamente però, questi ultimi, si mostrano altrettanto enigmatici, anche la loro natura antropomorfa risulta evidentemente corrotta dall’introduzione di un qualche genoma digitale che li trasforma in esseri solo apparentemente originari.

L’installazione, site specific, sfrutta la suggestiva ambientazione domestico-rurale dello Spazio e insinua una riflessione: quanto sono pervasive le neo tecnologie? Quanto ognuno di noi è quotidianamente esposto a questa “mutazione” portata nelle nostre case dagli ultimi gadget elettronici?

 

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