Disperata passione artistica

Rimini

 

Nell’ambito della prima Biennale del disegno di Rimini, Annamaria Bernucci cura al Palazzo del Podestà l’esposizione di una serie composta da 43 disegni di Domenico Baccarini (Faenza 1882-1907) provenienti dalla Pinacoteca di Faenza. Una mostra che costituisce l’appendice riminese della celebrazione del liberty in corso nei Musei San Domenico di Forlì e nel Padiglione delle Feste di Castrocaro.

«Se vi fu artista armonioso, spirito ardente e profondo, giovane tribolato alla luce del sole, questo fu Domenico Baccarini che portò fino al sepolcro sulla fronte ampia e illuminata, una corona di spine».

Con queste parole Antonio Beltramelli lo ricorda sulle pagine del Popolo d’Italia del 1929. Nell’articolo, il giornalista e letterato forlivese amico fraterno dell’artista, ne traccia una biografia intrisa di povertà, sofferenza e incomprensione, fino alla morte prematura.

Claudia Casali e Stefano Dirani forniscono dettagliate informazioni sulla vita e sui giudizi critici della sua produzione artistica nelle pagine del catalogo redatto dallo stesso Dirani e Claudio Spadoni (Mondadori Electa, Milano, 2007) in occasione delle mostre a Ravenna “Domenico Baccarini. Una meteora del primo Novecento” curata da Claudio Spadoni e a Faenza “ I disegni dalle collezioni comunali” e “Art Nouveau a Faenza. Il Cenacolo baccariniano” organizzate rispettivamente da Claudio Casadio e Jadranka Bentini.

Baccarini nasce povero: il padre è ciabattino e la madre ha una piccola bottega di frutta e verdura. Antonio Berti, direttore della Scuola di arti e mestieri di Faenza, ne intuisce le grandi potenzialità artistiche, favorendone l’accesso all’Accademia di belle arti di Firenze.

Durante il periodo scolastico faentino nasce il “mitico” Cenacolo Baccarini, una laboratorio d’arte nel retro del negozio materno, dove si riuniscono giovani artisti destinati al successo, come Riccardo Gatti, Giovanni Guerrini, Francesco Nonni, Domenico Rambelli, Orazio Toschi, Giuseppe Ugonia, Pietro Melandri e tanti altri, a parlare d’arte e a lavorare sotto la guida di Domenico.

Una volta a Firenze entra in contatto con Lorenzo Viani, Raoul dal Molin Ferenzona e con lo scultore Giovanni Prini, ma l’esordio della malattia polmonare lo costringe a rientrare a Faenza nel 1903. Qui incontra la bellissima Elisabetta Santolini, “la Bitta”, e la passione fra i due si accende rapidamente. Il perfetto corpo e i grandi occhi magnetici della diciannovenne diventano il soggetto di innumerevoli quadri, disegni, incisioni e sculture. Nello stesso anno la madre ha la prima crisi nervosa alla quale segue il ricovero in manicomio a Imola.

Con tanta miseria e con una figlia in arrivo, nel 1904 la coppia si trasferisce a Roma dove, pur lavorando febbrilmente, l’artista non ha fortuna. Ritornato a Faenza, inizia a collaborare come illustratore a riviste e giornali. Finalmente una dozzina di suoi disegni sono accettati alla 6ª Biennale di Venezia del 1905, dove riscuotono un ampio consenso, ma non risolvono i problemi economici e familiari che sono disperati. La Bitta abbandona lui e la figlia all’inizio del 1906 per andare a convivere con il pittore imolese Amleto Montevecchi.

Baccarini, minato dalla malattia, lavora per l’amico Beltramelli illustrando le sue novelle, si reca a Milano, a Venezia e a Roma per cercare nuovi impegni, ma la tubercolosi lo uccide a 25 anni.

La conoscenza dei tanti eventi drammatici che ne hanno caratterizzata la breve vita mette in risalto ancora di più la ricchezza di talento di cui è dotato e gli dona quell’alone di passionale artista romantico capace di suscitare nell’osservatore delle sue opere una profonda e inesorabile commozione, come confida la curatrice Annamaria Bernucci.

Nel disegno si esprime con maggiore forza rispetto alla pittura e alla scultura, nelle quali peraltro eccelle, la sua eclettica personalità artistica. La grafica che produce, molta della quale esposta a Rimini, cambia nel tempo, passando dall’iniziale rigoroso verismo post macchiaiolo al rarefatto divisionismo, all’elegante simbolismo del liberty, fino all’espressionismo drammatico del periodo immediatamente precedente la morte, mettendo bene in evidenza quanto l’artista sia interprete autorevole di un periodo di grandi trasformazioni nell’arte.

È sempre Antonio Beltramelli che ne sottolinea il ruolo di “magister” per la “brigata del sogno” del Cenacolo che prende il nome dello sfortunato amico, nella prefazione della novella L’alterna vicenda edita da Treves a Milano nel 1909: «Domenico Baccarini scomparve, ma il suo fiore ebbe tempo di maturar la sementa nel breve giro di un giorno». (s.s.)

Palazzo del Podestà piazza Cavour, orario: dalle 15 alle 23, festivi dalle 10 alle 23, chiuso il lunedì

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