Tutto si muove ma tutto resta uguale

Rimini

 

 

CASTEL BOLOGNESE. Hanno pubblicato a fine marzo il loro terzo album “Early shapes” gli Herba Mate, trio stoner rock di Castel Bolognese fondato nel 2001. In realtà il disco non è proprio “loro”, perché si tratta di uno “split”, cioè un album diviso tra due band, in questo caso gli Herba Mate e i californiani Fatso Jetson, una delle principali formazioni della scena stoner rock americana degli anni Novanta.

Abbiamo incontrato il chitarrista Andrea Barlotti e il bassista-cantante Alessandro Trerè (completa il trio il batterista Ermes Piancastelli), che ci raccontano come è nata l’idea di uno split.

«È una sorta di gemellaggio tra due band, una consuetudine che nel genere che facciamo noi, “desert rock” o “stoner rock”, come lo si voglia chiamare, a cavallo tra anni Novanta e Duemila era abbastanza frequente. In quell’epoca c’era grande fermento, e quindi molte band trovavano più comodo ed economico fare uno split, piuttosto che un album completo. Per quanto ci riguarda l’idea è nata lo scorso anno al Maximum festival, cui abbiamo partecipato sia noi che i Fatso Jetson; loro sono stati un riferimento per noi, quindi li abbiamo voluti incontrare fuori dal palco e si è cominciato a parlare di fare qualcosa insieme».

Avete registrato separatamente i vostri pezzi, o vi siete trovati per farlo insieme?

«L’idea originaria era di chiuderci insieme in sala d’incisione e registrare materiale, poi decidere cosa sarebbe andato sul disco, pezzi nostri, loro o suonati insieme; purtroppo questo non è stato possibile a causa dei loro impegni, quindi loro sono tornati in America e abbiamo registrato separatamente, tenendoci comunque sempre in contatto».

Su questo disco, ma non solo, aleggia l’atmosfera del deserto: il genere musicale è definito da molti “desert rock”, i Fatso Jetson sono nati in un piccolo villaggio sperduto nel deserto californiano, il vostro primo album, del 2005, si chiamava “A desert section”, e in “Early shapes” è inclusa una lunga suite, divisa in due parti, dal titolo “Desert inn”. Cosa significa per voi il deserto?

«Ci affascina questo ambiente in cui tutto si muove ma resta uguale; ci affascinano la sua solarità, la sua temperatura e le visioni che produce, la psichedelia che solo quell’ambiente può dare».

Il disco sarà distribuito anche sul mercato americano?

«Per il momento abbiamo stampato quattrocento copie in vinile bianco e un migliaio in cd. Il disco sarà disponibile attraverso il sito della nostra etichetta discografica Go Down Records, e tramite i suoi distributori per il mercato europeo, americano e giapponese. Abbiamo curato personalmente tutti gli aspetti del disco, inclusa la grafica».

La collaborazione con i Fatso Jetson avrà ulteriori sviluppi? Suonerete insieme dal vivo?

«Al momento non c’è niente di stabilito, anche se naturalmente la volontà da parte nostra c’è. Loro saranno in tour in Europa in autunno, quindi li incontreremo e vedremo cosa si può fare».

 

 

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