"Aeradria": confermato il fallimento
RIMINI. “Aeradria”: la Corte d’appello di Bologna conferma il fallimento. I giudici della terza sezione civile (presidente Giuseppe Colonna, consigliere Giovanni Pilati, relatore Fabio Florini) hanno depositato ieri, a sei settimane dall’udienza del 28 febbraio, la sentenza che respinge entrambi i reclami proposti rispettivamente dalla società di Miramare che fino al crac ha gestito l’aeroporto riminese “Federico Fellini” e da cinquantuno creditori contro la revoca del concordato e contro fallimento decretato il 26 novembre 2013 dal Tribunale di Rimini. La decisione, presa in camera di consiglio già il 14 marzo scorso, viene resa nota adesso contestualmente alle motivazioni. Novanta pagine nelle quali, dopo aver ripercorso le fasi dell’udienza, si confutano una a una le ragioni dei ricorrenti riguardo alle questioni sollevate, riferite a presunti fraintendimenti sostanziali ed errori giuridici commessi, a loro avviso, dai giudici di primo grado. In particolare le contestazioni riguardavano l’interpretazione del Tribunale di Rimini su crediti prededucibili, confusione delle masse passive con la controllata Air, qualificazione dei profili dei soci pubblici e illeciti attribuiti agli organi sociali di Aeradria, suscettibili di azione di responsabilità. Tutte le censure dei ricorrenti sono state ritenute, a vario titolo, infondate e quindi respinte dalla Corte d’appello sebbene gli stessi giudici diano conto della complessità degli argomenti legati spesso ad accertamenti ancora in corso e a situazioni giuridiche tecnicamente ardue. Pur trattandosi una sentenza in punto di diritto, viene ribadito come dato sicuro l’andamento disastroso della gestione di Aeradria e delle società partecipate, tutte divenute insolventi. In accordo con la curatela fallimentare, e con lo stesso parere del procuratore generale che parlava di condotte pesanti come macigni dal punto di vista penale, si punta l’accento sull’attività fraudolenta che ha portato al fallimento. Uno dei gravi vizi informativi nei confronti dei creditori è stato, ad esempio, il mantenimento del capitale pubblico al 20 per cento, circostanza tutt’altro che indispensabile come invece era stato adombrato e dichiarato. I giudici bolognesi fanno notare anche come dalla proposta concordataria fossero espressamente escluse ipotesi di azioni di responsabilità verso gli organi direttivi e di controllo di Aeradria. In questo modo – si legge nella sentenza – «gli esponenti della “nuova governance” non si qualificano positivamente come portatori di affidabilità, né si può considerarli svincolati dai pregiudizievoli trascorsi consociativi, che già in epoca risalente hanno portato il gestore aeroportuale riminese a una crisi grave ed irreversibile». La sentenza riminese dunque merita piena conferma – è la conclusione – con l’adesione al pronunciato fallimento. Il pronunciamento di ieri, un terremoto per i creditori che si ritroveranno in adunanza il 15 aprile (il progetto di stato passivo prevede il riconoscimento di crediti pari a un terzo dei 56 milioni di euro di “buco”), rappresenta un assist per l’inchiesta penale, ormai in dirittura d’arrivo, del pm Gemma Gualdi e del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Rimini, i primi a far emergere le troppe contraddizioni di Aeradria. Le contestazioni definitive riguarderanno a questo punto, per i soggetti coinvolti nel crac, non soltanto privati, anche l’ipotesi più grave di bancarotta fraudolenta.