«L’amore ricevuto non ha eguali». Negramaro, emozioni senza fiato

RIMINI. «Torneranno i vecchi tempi con le loro camicie fiammanti»: così si apre l’album dei Negramaro Amore che torni. Quasi un presagio: camicie colorate proprio come quelle che ama indossare il chitarrista Lele Spedicato. «A volte la musica parla da sola e tu sei solo uno stupido conduttore» commenta Giuliano Sangiorgi nel presentare il primo tour senza l’amico-fratello chitarrista. Ogni parola, nella sala stampa del palasport di Rimini affollata di giornalisti, radio e televisioni, è un tributo al musicista colpito a settembre da emorragia cerebrale, ora in riabilitazione e assente ufficialmente dal tour, dove è sostituito dal fratello Giacomo, ma presente nella musica, nei pensieri, nelle emozioni di tutto il gruppo e anche, a sorpresa, sul palco, nel nuovo brano Cosa c’è dall’altra parte, in uscita oggi, una rabbiosa e tenera ballata che apre la trionfale serata e l’intero nuovo tour dedicato all’album. Nel video che l’accompagna, i due suonano pianoforte e chitarra e Giuliano canta: «Mandiamo affanculo il paradiso, che poi se esiste o non esiste non importa, lo scopriremo un’altra volta».
È San Valentino, e chi l’ha detto che l’amicizia non è un sentimento d’amore? E che cos’è questa se non una grande dichiarazione d’amore fraterno? Quando Lele entra in scena, ieri sera nella prima di venti date, l’Rds Stadium – sold out da giorni nei suoi 5mila posti (come già altri 16 concerti), e con persone in fila già dalle tre del pomeriggio – gli tributa un’ovazione piena di emozione e stupore. Sul grande palco a forma di doppia T Giuliano si presenta solo al piano, ma quando poi Lele entra e imbraccia la sua chitarra, e sullo sfondo compare la scritta “bentornato”, il palas non si tiene più: «Lele, Lele!». E lui replica: «Viva l’amore!». Del resto è lo stesso Sangiorgi a spiegare che «questo è un tour che non avremmo voluto fare, dopo quello accaduto a Lele io stesso ho pensato che non avrei più cantato, che non avremmo più suonato, ma i sold out non sono numeri, ci dimostrano l’amore grandissimo che l’Italia ha riversato su di noi. Lele è tornato, più bello e più forte di prima, e con una luce dentro, è stato un miracolo, e ha rimesso a posto il nostro destino e oggi sono felice di tornare a cantare. Potevano lasciarci a casa, sospendere tutto, e invece siamo qua». E aggiunge non senza commozione: «Mi aspetto grande comprensione dal pubblico, per noi è difficile tornare sul palco, ma l’amore che abbiamo ricevuto non ha eguali, e me lo prendo tutto».
La presenza del chitarrista sarà ogni volta una sorpresa, «deciderà lui». Poi si va dal particolare al generale, con una battuta sull’attualità: «È un momento tenebroso per il nostro Paese – è ancora Giuliano a parlare –, non mi chiedete perché, lo sapete, ma l’Italia è migliore di quello che sta facendo credere, non credo più al cinismo, mi fa ridere».
L’onda d’amore che travolge la band non si ferma all’affetto dimostrato a Lele; dopo una pausa, il concerto prosegue senza di lui: da “Fino all’imbrunire” a “Estate”, da “Ridammi indietro il cuore” a “Amore che torni”, da “L’immenso” al gran finale con “Senza fiato”, “Mentre tutto scorre” e “Nuvole e lenzuola”, il pubblico non si stanca mai di applaudire e sostenere il gruppo pugliese per i 23 brani in scaletta lungo oltre due ore e mezza di musica, e loro hanno voglia di prenderseli tutti questi applausi. Le pedane mobili e i favolosi giochi di luce, insieme ai 200 mq di schermi led ad alta risoluzione, danno un feedback potente, anche se Sangiorgi è spesso un po' troppo solo in quell'ampio spazio.
Giacomo Spedicato, giovane e talentuoso polistrumentista, se la cava egregiamente al posto del fratello, supportato anche dal guitar rig digitale che Lele ha costruito in anni di carriera, archiviando e catalogando i suoni a supporto di ogni brano. Come spiega il tastierista Andrea Mariano: «Giacomo ci ha seguiti da quando era un bambino, è una spugna, ha fatto una grossa gavetta e ha assorbito tutto dal fratello». «Se non ci fosse stato lui – aggiunge Sangiorgi – non avremmo nemmeno fatto il tour». E sarebbe stato un peccato, vista l’accoglienza.
Dopo Rimini, domani i Negramaro saranno a Mantova, poi ci saranno Padova, Conegliano, Torino, Bologna (24 febbraio Unipol Arena), due date esaurite al Forum di Milano, e ancora a marzo due concerti stravenduti a Firenze, doppietta anche a Roma e Caserta, quindi Eboli, tre sold out a Bari, poi Reggio Calabria e Acireale. Il viaggio è cominciato, buon vento Negramaro.