«La più grande trasgressione? Essere se stessi»

 

CESENA. Gran ritorno sul palcoscenico di Loredana Bertè nel quarantennale di una carriera costellata di grandi successi, periodi bui, amori travolgenti e dolori incancellabili.

“Loredana Bertè. Banda Bertè 1974-2014 tour” è il concerto antologico che la popstar terrà domani alle 21 al Carisport di Cesena. È la stessa artista a raccontarcelo.

Loredana, sono 40 anni che lei “impazza”. Forse anche grazie al suo carattere…

 

«Sono quello che ho visto, quello che ho fatto. Ho avuto una carriera più fortunata della vita privata. Infatti il palco è la mia casa, la mia valvola di sfogo. Lì rido e piango e sono davvero me stessa. Infatti per farmi smettere devono buttarmi giù con il carrarmato (ride)».

 

Il tour sta avendo un grande successo. Merito certamente dei suoi tanti hit, ma forse anche della magnifica band che la accompagna.

 

 

«Volevo dare uno “schiaffone rock”, per questo ho scelto una band di professionisti che si divertono ad affrontare tutto il mio repertorio, non solo i grandi successi. Insieme siamo cattivi. Poi al mio fianco c’è Aida (Cooper), l’amica di una vita».

 

Quando calcava il palco di “Hair” insieme a Renato Zero, si immaginava di arrivare così in alto?

 

«Non ce lo aspettavamo, lo volevamo. Nonostante le tante porte chiuse in faccia. Quando arrivavamo ai casting tutti si mettevano le mani nei capelli, “ecco quei due”, dicevano. Ma non ci siamo mai arresi, finché un giorno Rita Pavone ci notò e ci reclutò nei collettoni e nelle collettine».

 

Che cosa ha perso lungo il cammino e che cosa ha trovato?

 

«Ho perso la telefonata più importante della mia vita, quella di Mimì il giorno prima di morire. Adesso non mi aspetto più niente dalla vita. Ho ritrovato la voglia di cantare, anche se quella non l’ho mai persa».

 

Voce, presenza scenica, capacità di ballare, recitare, un personaggio sempre nuovo eppure sempre fedele a se stessa. Lei è la riprova che la personalità è tutto, aldilà del talento che pure è irrinunciabile. Consigli per i giovani?

 

«Di non travestirsi soltanto per sentirsi qualcuno o per diventare dei “personaggi”. La più grande trasgressione di oggi e di sempre è essere se stessi. Perché ognuno di noi è unico».

 

Hanno scritto per lei fior di compositori italiani. Qual è il suo preferito, se ce n’è uno?

 

«Sono tutti autori di altissimo livello, come non ce ne sono più. In realtà non è che scrivessero per me, ero io a prendermi le canzoni. Ascoltavo un pezzo e se mi colpiva al primo ascolto, mi fidavo. Intuivo che avrebbero avuto successo».

 

Da Mia a Borg, grandi dolori e grandi gioie e onori hanno attraversato la sua vita. Questo l’ha resa più forte o magari più cinica?

 

«Di sicuro più incazzata. Oggi canto meglio di trent’anni fa e graffio più che mai, perché sono in guerra con la vita. Non ho ancora fatto pace né con me stessa né col mondo. Dall’amore ho imparato che spesso viene sopravvalutato ed è sbagliato permettergli di guidare le tue scelte».

 

Lei ha sempre guardato avanti, spesso anticipando gusti e tendenze. Cosa c’è nel suo futuro?

 

«Non programmo mai niente. Oggi sono più serena, è vero, ma vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo».

Info: 0547 332331

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