Granata scatta la sua "Antropolaroid"

Rimini

SOGLIANO. Lui viene da Tindari, culla del Mediterraneo fondata da Dioniso di Siracusa. E così l’hanno chiamato, Tindaro. Tindaro Granata classe 1978, è l’ultimo protagonista di “Prova d’attore” al teatro Comunale di Sogliano stasera alle 21.

Da non perdere il suo lavoro del debutto “Antropolaroid” rivelazione 2011, pluripremiato. Domenica 30 marzo replica al teatro Rosaspina di Montescudo alle 18. Un monologo con cui ha messo in luce doti attorali e d’autore, caratterizzazione di personaggi, storia famigliare trans generazionale in dialetto siciliano che parte dal 1921 per arrivare al 2000, attualizzando pure la tecnica dell’antico cunto. È un attore accattivante per simpatia, convincente per abilità, determinato nel suo percorso iniziato con volitiva ribellione giovanile.

È così Tindaro?

«Al mio paese avere un figlio attore per un genitore è una vera disgrazia. “Guarda i tuoi cugini – mi dicevano –, sono andati in Toscana a lavorare per la Piaggio. Loro si compreranno la casa e tu farai la fame». In realtà loro purtroppo oggi sono precari. Lo sono anch’io certo, fa parte dell’essere attore, ma almeno faccio ciò che desidero».

Quando le è scoppiata la passione per il teatro?

«Sin da bambino mi veniva facile giocare ai personaggi con voci diverse. A 16 anni la decisione: voglio fare l’attore. Ovviamente attorno a me avevo tutti pareri contrari. Così per dimostrare che ero cresciuto, a 19 anni me ne andai via di casa, mi imbarcai come marinaio per un anno. Tornato mi trasferii a Roma, per fare l’attore. In realtà mi arrangiai come potevo, facendo il commesso di scarpe, il cameriere e qualche corso serale, uno diretto da Giulio Scarpati».

Fu quella la grande occasione?

«Lo fu indirettamente; invitarono il nostro gruppo a tentare un provino per la produzione “Pulcinella” di Massimo Ranieri. Il regista Maurizio Scaparro mi aveva scartato poiché mi ero presentato come cantante. Ranieri invece mi chiese di recitare “Lu Pisci spada” di Modugno la canzone che avevo preparato. Feci dialogare in siciliano la femmina con il maschio e mi disse: mi piacerebbe lavorare con te. Mi diede il ruolo del balbuziente Tartaglia nel suo Pulcinella. Avevo 22 anni».

E dopo quel debutto da sogno?

«Andai a Milano e cominciai a lavorare anche al Piccolo, con Roberto Guicciardini nell’Enrico IV di Pirandello, con Carmelo Rifici. Eppure….».

Eppure?

«Sentivo che avevo bisogno di altro, avevo bisogno del pubblico, sentivo troppa distanza fra me e la gente. Successe che nel 2008 per la regista Cristina Pezzoli ero fra i 40 attori che partecipavano al progetto PPP, ognuno chiamato a rappresentare la propria storia. Io abbozzai “Antropolaroid” che l’anno dopo diventò un monologo».

Euro 12-10.

Info: 0541 817347

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