Dall’inferno dell’Africa al paradiso promesso dell’Europa. Forse

FORLI. È uno degli intellettuali più importanti della diaspora eritrea nel mondo arabo, Haji Jabir, il protagonista degli Incontri con l’autore che la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ha invitato oggi alle 17 all’Auditorium Cariromagna. Scrittore e giornalista, oggi lavora a Doha, in Qatar, per il canale Al Jazira. A Forlì, Jabir presenta Fuga dalla piccola Roma (L’Arcolaio, Forlì, con presentazione di Enza Valpiani ) pubblicato per la prima volta in Italia a cura di Gassid Mohammed, docente di Lingua araba alla sede forlivese dell’Università di Bologna.

Al centro dei suoi libri spesso è presente la “questione eritrea”.

«Viviamo in un mondo in cui tutte le parti sono intrecciate – spiega lo scrittore –, per cui è difficile considerare che i problemi di un paese abbiano conseguenze soltanto nei limiti geografici del paese stesso. L’Europa deve assumere dal punto di vista etico e morale quanto accade nei paesi disagiati, in parte perché è responsabile diretta di diverse loro problematiche; inoltre è, culturalmente, alla guida del mondo. Per l’Italia in particolare c’è un passato che lega il destino dei due paesi e le cui conseguenze esistono tuttora. Se nei miei romanzi non parlo di colonialismo e post colonialismo, non è perché intendo sottovalutarli, ma perché solo affrontando il presente si può costruire il futuro».

Nei suoi libri lei evoca la condizione dell’esule.

«L’africano rischia tutto pur di lasciare la propria terra, che è il suo inferno, per l’Europa: il paradiso promesso. Lo spostamento, però, è solo fisico poiché le radici rimangono nella terra madre. È un problema irrisolto, quello della nostalgia, a cui è impossibile sfuggire, e la crisi d’identità è una specie di maledizione che insegue l’esule. Appena sfuggito al proprio paese, crede d’aver lasciato tutti i tormenti alle spalle, capirà invece, col tempo, che quei tormenti sono incisi sul suo corpo come un tatuaggio».

Quali saranno invece gli effetti economici e politici della diaspora a cui stiamo assistendo?

«La migrazione di massa ha gravi conseguenze non soltanto sulle singole persone, ma anche e soprattutto sui paesi. È in corso infatti un grave spopolamento in particolar modo per la popolazione giovane degli stati in guerra o sotto dittatura. In Eritrea, ad esempio, è rimasto chi è incapace di emigrare, in primo luogo i vecchi, ma questo rende il paese sempre più povero, poiché i giovani sono la sua più grande risorsa».

Che impressione ha allora dell’indifferenza, o addirittura dell’ostilità, dell’Occidente, soprattutto in prospettiva politica?

«Comprendo il malcontento della popolazione davanti alle ondate di migrazione, ma questa è la conseguenza diretta dell’ingiustizia nella distribuzione dei beni sulla terra. La politica europea ha la responsabilità anche di questo malcontento, poiché ha sempre permesso ai dittatori corrotti del terzo mondo di controllare il destino dei loro popoli. Se non smettono i politici europei, per primi, di appoggiare e proteggere i dittatori, tutto questo non finirà, e non si fermeranno nemmeno le ondate di migrazione. L’Africa è un continente ricco, i cui giovani sono desiderosi di costruirsi un futuro migliore, e l’Europa semmai potrebbe dare più spazio agli africani onesti perché possano dirigere i loro paesi».

Anche le donne? Le figure femminili hanno un ruolo importante nei suoi romanzi.

«La donna è l’equivalente della patria, e la patria dell’uomo sono sua madre, la sua amata, sua figlia. La donna è il nostro rifugio. In Fuga dalla piccola Roma Selma, l’amata del protagonista, rappresenta quell’idea, un’ombra leggera ma di presenza perenne, che collega tutto».

“Fuga dalla piccola Roma” è stato accostato a “Una questione privata” di Beppe Fenoglio.

«Il romanzo di Fenoglio non è stato ancora tradotto in arabo, per cui non l’avevo letto. Tempo fa però Gassid Mohammed Hoseini mi aveva raccontato degli accostamenti che aveva fatto con Una questione privata, soprattutto per quanto riguarda la figura femminile. Per me è stato sorprendente, ma mi ha fatto piacere, perché così il mio romanzo sarà ancor più vicino al lettore italiano».

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