Ravenna punta al pubblico di domani attraverso identità e chiamata pubblica

Rimini

RAVENNA. La ravennate Stagione dei Teatri, promossa da Ravenna Teatro presenta quest’anno una importante novità: Alessandro Argnani, storico volto delle Albe e guida della Non scuola, affianca Marcella Nonni alla direzione artistica, e lo fa con un preciso programma scandito in quattro punti: la relazione con gli adolescenti e il pubblico di domani, il riconoscimento della storia e delle radici, il teatro Rasi come luogo identitario e da vivere, infine la chiamata pubblica, come momento che ha sparigliato tutto l’esistente e come punto di partenza per i progetti futuri. Argnani cita il drammaturgo tedesco Georg Büchner: «Il cammino dall’idea all’opera si fa in ginocchio”. E la voglia di «sbucciarsi le ginocchia» in questo cammino si sente tutta.

Sei i titoli fissi in abbonamento, undici titoli a scelta, undici titoli “Oltre l’abbonamento”, quattro sedi di spettacoli. E poi storie, incontri con le compagnie, appuntamenti speciali e servizi innovativi.

I titoli fissi. Si parte da “Tecno-filò” di e con Marco Paolini, in cui l’indagine dell’attore e drammaturgo si appunta sull’impatto che la tecnologia ha sulle nostre vite, soprattutto di relazione. Giuseppe Battiston, volto amatissimo del teatro e del cinema italiano porta in scena un inedito ritratto di uno dei massimi politici del Novecento con “Churchill”. La compagnia di Luca De Filippo propone “Questi fantasmi!” di Eduardo De Filippo, per la regia di Marco Tullio Giordana. Ancora una compagnia di teatro classico, quella di Geppy Gleijeses, che con Vanessa Gravina porta in scena “Il piacere dell’onestà” di Luigi Pirandello per la regia di Liliana Cavani, in un allestimento che ha già ricevuto molti riconoscimenti da parte della critica. Alessio Boni e Serra Ylmaz (volto iconico del cinema di Ferzan Ozpetek) portano sul palco un insolito “Don Chisciotte”, che si interroga sul rapporto fra lucidità e follia. Infine, tratto dall’omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini, “Ragazzi di vita” vede in scena un gruppo di giovani attori, fra cui spicca Lino Guanciale, diretti da Massimo Popolizio.

Fra i titoli a scelta, sono molte le suggestioni e i nomi più noti del teatro italiano si intrecciano a giovani talenti. Fra gli altri, spicca il “Polittico in sette quadri per Dante Alighieri” di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, dal titolo “Fedeli d’amore”, che si intreccia con la “Trilogia d’autunno” del “Ravenna festival”. Poi “Aminta” di Antonio Latella, uno sguardo su un autore classico come Torquato Tasso da parte di un regista controverso della contemporaneità. La “Storia di un’amicizia” di Fanny & Alexander, tratta dalla tetralogia di culto “L’amica geniale” di Elena Ferrante e il “Magnificat” di Anagoor sulle parole di Alda Merini.

Un percorso dentro e attraverso il teatro che tocca anche altri luoghi e altri volti, come Roberto Magnani alla regia di “Macbetto”, “La lotta al terrore” di Capotrave a Palazzo Rasponi, Eugenio Sideri alla regia di “Kaninchen. Viaggio nell’inferno di Dachau” e di “Orazione epica. Recital-concerto per voce, poesia e batteria”. Poi le “Storie di Ravenna. Racconti, visioni, cronache dalla fondazione a oggi”: sei incontri a cura di Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Giovanni Gardini e Alessandro Luparini per esplorare la storia della nostra città.

«Il teatro – ha commentato il sindaco De Pascale alla presentazione del cartellone – è nel dna profondo della nostra comunità. La vita dei nostri teatri è qualcosa che i ravennati riconoscono come parte fondante della loro vita. Il teatro ha lo straordinario potere di far crollare il muro che ci isola nel nostro piccolo mondo ultraidentitario».

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