A Roma, con un “Bagaglio a mano” pieno di storie, entusiasmo e musica

Rimini

RIMINI. Testi traboccanti di vita, di passato e futuro, nuove sonorità, esattamente come nuovo è l’approccio alla scrittura che vede le collaborazioni con i promettenti artisti della nuova scena musicale della regione. Bagaglio a mano è l’ultimo album di Andrea Amati che contiene 9 inediti (tra cui una cover di Tenco), tutti scritti e arrangiati dall’artista di Santarcangelo. Fin da adolescente frequenta gli ambienti teatrali riminesi, perfezionando il linguaggio della dizione, del canto e della narrazione. Qualche anno fa, si è fatto conoscere con il suo primo album Via di scampo che lo ha portato a suonare in giro per il Paese e ora è la volta di Bagaglio a mano. Amati sarà a Roma il 13 settembre al Lanificio159 alle 15. 20 al KeepOn live fest, il meeting dei live club, festival e di tutti i professionisti della musica dal vivo. Il giorno seguente sarà al The Yellow dalle 21.30, sempre all’interno del circuito di eventi organizzati da KeepOn Live.

Amati, il suo ultimo album è “Bagaglio a mano”. Com’è nato?

«Mi trovavo in treno, nel tratto Milano – Rimini, immerso nella lettura di “Solo bagaglio a mano” di Gabriele Romagnoli che avevo acquistato prima della partenza. Ho letto il libro in un’ora e subito dopo ho scritto la canzone che avrebbe poi dato il nome al mio album».

E la sua passione per la musica?

«Ho iniziato ad ascoltarla in fasce, grazie a mio padre. Inizialmente ero orientato verso la recitazione, ma ben presto ho capito che la musica era il mio linguaggio, dopo aver provato a cantare brani di Fabrizio De Andrè».

Nei prossimi giorni sarà a Roma per i suoi live: cosa porterà nel suo “Bagaglio a mano”?

«Quello che ho sempre portato, nulla di diverso: la mia voglia di non prendermi troppo sul serio, l’entusiasmo, l’allegria e tutte le mie storie che spero arrivino a più persone possibili».

Tra le canzoni dell’album, c’è anche un vero e proprio omaggio a Luigi Tenco. Cosa ci ha lasciato?

«Un linguaggio che non invecchierà mai, universale. Ha raccontato l’amore e la malinconia legati dal filo conduttore della vita che ognuno di noi prova».

Qual è la situazione della musica cantautorale oggi?

«La maggior parte di noi ha l’urgenza di rendere fruibile la sua arte dimenticandosi però di soffermarsi. Ecco che sulla canzone d’autore sarebbero necessarie riflessioni sul tanto che racconta».

Nel suo album ci racconta gli anni ormai passati e quelli che verranno. Com’è stato il suo passato e come si immagina il suo futuro?

«Il mio è stato un passato fatto di sacrifici e di lavoro quotidiano, una lenta costruzione artigianale del mio lavoro con il costante contatto con il pubblico. Mi auguro che in futuro ci sia ancora questo e tanta voglia di fare musica».

Parla anche del mantenere le parole date. Quali sono oggi le promesse non mantenute?

«Credo che l’umanità non sia stata mantenuta e che ci sia una costante crescita di sentimenti rancorosi e rabbiosi. Siamo soliti puntare il dito, cercare un colpevole e giudicare gli altri: questo è sbagliato».

Nell’album parla anche di viaggio e felicità. Cosa rappresentano per lei?

«Sono due aspetti che mi accompagnano nella maggior parte del tempo e che spero siano sempre presenti nella mia vita, uniti alla curiosità e all’abbandonarsi allo stupore. La felicità è un sentimento molto prezioso ma rarissimo».

È di Santarcangelo. La sua città ha influito sul suo percorso? «È l’unica città in cui potrei vivere. È il mio centro di gravità. Ha un’offerta culturale e gastronomica vasta, oltre che una grande dinamicità. La amo per un suo equilibrio. La porto sempre con me».

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