Il sogno? Destinazione Romagna La “Notte rosa” ha fatto tredici

RIMINI. La Notte rosa ha fatto 13. E già questo non era scontato. Tutt’altro, visto che – come ha premesso il presidente di Destinazione Romagna Andrea Gnassi – «quando nel 2006 era nata come opposizione alla notte degli anni 90 diventata oscura e sballata, la concorrenza di grandi eventi di sistema era numerosa, mentre oggi resta unica e forse irripetibile, grazie anche alla voglia di non arrendersi ai cambiamenti ma di interpretarli. Anzi, è l’unico grande evento che non si svolge in un campo da calcio o in un ippodromo, ma in una terra che mette insieme i canali di Comacchio, il porto leonardesco di Cesenatico, i castelli e la riviera».

È rosa anche l’entroterra

Sì, perché sotto la regia della stessa Destinazione Romagna, il “capodanno dell’estate” in questo 2018 ha fatto 13 anche restando in metafora Totocalcio: riuscirà infatti per la prima volta a tingere di rosa al grido Pink your life i 100 chilometri di costa fra Cattolica e Comacchio delle prime edizioni e l’intero entroterra, che vedrà appunto illuminarsi le sue rocche e simboli come la Colonna dell’ospitalità di Bertinoro insieme ai grattacieli e alle ruote panoramiche che si affacciano sull’Adriatico. Fortezze – da Gradara a San Leo, Verucchio … – che si trasformeranno in palcoscenici privilegiati sull’intero panorama rosa e i fuochi d’artificio che come da tradizione si leveranno in cielo in simultanea allo scoccare della mezzanotte. Oltre che sulle Marche del nord, che hanno risposto presente per il quarto anno, innescando anche un balletto verbale fra il neologismo “marchignoli” di Tonino Guerra, rispolverato dal presidente del Moto Club Pasolini Sergio Rastelli, e «la esse romagnola che restando in ambito motoristico piega sulle Marche» calata sul tavolo dallo stesso Gnassi.

Un maxi tavolo allestito nella cornice del Grand Hotel di Rimini in cui Rastelli ha preso posto perché in questa 13ª edizione la Notte rosa scenderà anche in pista, sui caschi e le livree dei piloti di casa, Matteo Ferrari e Lorenzo Gabellini, wild card al Mondiale Superbike in programma nel weekend a Misano. Oltre che sui social, con dieci speciali sentinelle ribattezzate “pinkers”.

«Il prossimo anno servirà una tribuna» è la battuta ricorrente fra gli organizzatori, visto che l’abbraccio mare-collina ha costretto gli amministratori a un turnover al microfono. Lo ha aperto l’assessore al Turismo Andrea Corsini, che ha portato il saluto della Regione Emilia-Romagna : «Con la Notte rosa ribadiamo al mondo cosa siamo, la grande industria turistica che abbiamo costruito tutti insieme grazie a un grande gioco di squadra, un lavoro collettivo che ha resistito negli anni e si è anzi rafforzato rinnovandosi sempre».

Poi in ordine sparso sindaci, vicesindaci e assessori di Ravenna, Pesaro, Santarcangelo, Gradara, Bellaria, Cesenatico, Cattolica, Gatteo, Misano e su su fino a Ferrara. Con incursione del general manager della radio ufficiale dell’evento, Rds, Massimiliano Montefusco. Quindi, a tirare la volata al neo presidente dell’Apt Davide Cassani è stato proprio Andrea Gnassi, chiamando in causa direttamente il Governo. «La Notte rosa è un evento di identità in un momento in cui temi come gentilezza, reciprocità, voglia di stare insieme e aprirsi sono piuttosto rari. Quello che vediamo in tv tutti i giorni, il terrorismo, ha riflessi sul Mediterraneo, ma noi siamo l’Italia, non possiamo rinunciare a uscire dalle nostre case: chi vuole farcelo fare e dice “stai lontano da qui perché di te non mi fido” da noi non troverà terreno fertile e ci piacerebbe che il ministro del turismo passasse a trovarci per vedere cosa significa ospitalità».

Cassani: il mio sogno in rosa

E lo sprint finale in vista del traguardo di venerdì lo ha piazzato proprio il ct della Nazionale Azzurra di ciclismo: «Alla Notte rosa sono di casa, perché per me il rosa è il colore di un sogno: quando ho iniziato a correre, ho sempre sognato la maglia da leader del Giro d’Italia e ora mi trovo all’interno a un qualcosa di simile. Sono in gruppo, c’è voglia di aggregazione e di fare bene insieme. Nel ciclismo vince uno, ma se alle spalle non ha una squadra, non taglierà il traguardo per primo e qui in questi due mesi ho visto lo stesso spirito vincente: un lavoro senza antipatie, gelosie, ma di grosso spirito comune. Si tira un po’ a testa e invece che ai 40 all’ora si va ai 50: solo così possiamo offrire la nostra carta vincente, che è la voglia di stare insieme fra di noi e con chi viene a trovarci».

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