Italia e Ucraina, un incontro attraverso Verdi e Lincoln

Rimini

RAVENNA. «Sono felice! Tutto si è concluso come si sperava! Il cielo ha cominciato a piangere su Kiev per ricordarci che siamo piccoli uomini di fronte ai grandi eventi di cui crediamo di essere padroni! Un grande silenzio è calato su una folla di 10mila persone che da mesi aspettavano quest’incontro tra Italia e Ucraina attraverso la musica di Verdi e la parola dettata dal pensiero profondo di Abraham Lincoln secondo Copland... Quel silenzio di tanta gente che aspettava sotto la pioggia scrosciante senza minimamente pensare di abbandonare la meravigliosa piazza lucente come specchio dei riflessi di cupole bizantine dorate, si è trasformato nel respiro liberatorio di chi ha saputo attendere».

Così, dopo il concerto che domenica sera nella capitale ucraina ha segnato la prima tappa delle Vie dell’amicizia, nelle parole di Cristina Muti esplode la gioia, la consapevolezza di aver fatto la “cosa giusta”: realizzare quell’incontro tra popoli e culture che ha preso i volti, le voci e i suoni di due orchestre, la Cherubini e quella del Teatro dell’Opera di Kiev, insieme a quelli del Coro di quello stesso teatro e di altri cori ucraini, in particolare dei giovani musicisti di Mariupol, difficile terra di confine – dove ancora esercito ucraino e ribelli filorussi continuano a combattere. Ma anche i volti e il respiro sospeso di un pubblico straordinario, che paziente e fiducioso ha aspettato per oltre un’ora e mezzo, sotto i colori di migliaia di ombrelli, sulla grande piazza ai piedi della basilica di Santa Sofia, che la pioggia allentasse. Infatti, dopo un paio di giorni di prove tenute da Riccardo Muti nel vicino Teatro Nazionale dell’Opera e una “generale” aperta agli studenti, a pochi minuti dall’orario fissato per l’inizio del concerto il cielo di Kiev si è oscurato e di fronte al pubblico che affollava la piazza Sofiyska la pioggia è arrivata a scompigliare e bagnare gli spartiti già pronti sui leggii. Tra deboli schiarite e nuovi scrosci, l’attesa è stata premiata da un cielo finalmente stellato e, quindi, dalla musica. Insomma, «ancora una volta la piccola Ravenna – ricorda sempre Cristina Muti – ha compiuto un grande gesto». Un gesto che il presidente ucraino Petro Oleksijovyč Porošsenko ha voluto riconoscere sia assistendo personalmente al concerto, che assegnando alla presidente di Ravenna festival l’Ordine della principessa Olga, onorificenza legata a meriti in campo scientifico, educativo, culturale e sociale.

E questa sera si compie il “ritorno” di questo ennesimo “viaggio di amicizia” (questo di Kiev è il ventiduesimo): gli stessi musicisti approderanno al Pala De André, sempre sotto l’instancabile direzione di Riccardo Muti riprendendo il Verdi sacro dello “Stabat Mater” e del “Te Deum”, eppoi quello delle arie e dei cori dal “Nabucco”, ma anche il “Lincoln portrait” composto da Copland nel 1942 (nel pieno della Seconda guerra mondiale) sulle parole del leggendario presidente americano, dettate da inarrivabile senso di libertà e giustizia. Parole affidate alla voce di John Malkovich, l’altro grande protagonista di questo doppio concerto che, come lo stesso attore statunitense ha sottolineato, «forse non riuscirà a portare la pace, ma certo porterà riflessione e conforto».

Ed è proprio il concerto ravennate di questa sera che la Rai registrerà e manderà in onda, arricchito da immagini dei luoghi simbolo di Kiev e di Ravenna, il prossimo lunedì 16 luglio su RaiUno (in seconda serata).

Il concerto al Pala De André inizia alle 21. Info: 0544 249244 oppure www.ravennafestival.org

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