Scilla Gabel, gli 80 anni della Loren riminese

Rimini

RIMINI. «Mi sono ritirata dalle scene da parecchi anni, motivo per il quale ho preso la decisione di non rilasciare più interviste, per tutelare la mia famiglia e me stessa».

Gentile ma ferma. Con queste parole Scilla Gabel risponde al telefono dalla sua casa nella campagna laziale. Diva dalla bellezza statuaria e senza tempo, Scilla Gabel è il nome d’arte di Gianfranca Gabellini, nata a Rimini il 4 gennaio 1938, oggi riservata ottantenne. L’attrice riminese da tempo ha preferito l’affetto e il calore della famiglia ai fasti del cinema.

Una carriera di tutto rispetto, la sua: dotata di talento, iniziò a recitare a teatro a vent’anni e si fece conoscere al grande pubblico con la partecipazione allo sceneggiato televisivo “Capitan Fracassa”, prodotto dalla Rai nel 1958. È proprio in quest’occasione che iniziano a emergere le sue doti di attrice drammatica, sia in teatro che in televisione. Dopo alcuni anni vissuti nella riviera romagnola, si trasferisce a Roma dove si iscrive all’Accademia nazionale d’arte drammatica. E i risultati non tardano ad arrivare. Approda al cinema come sosia e controfigura di Sophia Loren in due differenti pellicole: Il ragazzo sul delfino di Jean Negulesco (1957) e Timbuctù di Henry Hathaway, dello stesso anno.

Per oltre trent’anni Scilla è una vera e propria celebrità, aiutata da un fisico prorompente, oltre che dalla straordinaria somiglianza con Sophia Loren. Attrice anche di teatro, è stata interprete di una cinquantina di film girati con registi del calibro di Steno, Valentino Orsini, Robert Aldrich, Sergio Leone, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani, oltre che di sceneggiati televisivi: il suo volto apparve anche in numerosi fotoromanzi.

Sul palcoscenico esordisce nei primi anni Sessanta, affiancando interpreti come Giorgio Albertazzi, Gianni Magni, Gino Bramieri, Lia Zoppelli e Giulio Bosetti. Sarà però la televisione a farle raggiungere quella notorietà che la farà conoscere al grande pubblico con “Una tragedia americana”, “Odissea”, “E le stelle stanno a guardare” e “Dov’è Anna?”.

Arriva all’apice della carriera con “L’esclusa”, “Un eroe del nostro tempo” e “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”.

La vita privata

Bellissima, sin da ragazza fa breccia nel cuore degli uomini, tra questi anche Fred Buscaglione, che per lei perse letteralmente la testa. Nel 1970 sposa però il regista Piero Schivazappa, con il quale nel 1974 ha il figlio Emiliano. A metà degli anni Ottanta, Gabel decide di lasciarsi alle spalle ciak, luci e paillettes. Ma la vita tranquilla le riserva anche un brutto colpo: nel 1999 a Ladispoli suo padre Giuseppe Gabellini di 87 anni – imprenditore, consigliere comunale del Pci a Ladispoli negli anni Settanta, una medaglia d’oro come partigiano combattente – viene accoltellato a morte da un’inquilina morosa. Il dramma la segna fortemente. Oggi, terminato il viaggio sotto i riflettori, Scilla è tornata a essere solo Gianfranca Gabellini.

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