Caterina Sforza, icona della rivendicazione femminile
Donna del Rinascimento italiano capace di confrontarsi senza timore con i regnanti e i potenti dell’epoca, sempre determinata nel realizzare le sue ambizioni, diventa una solida icona della rivendicazione femminile. Una vita avventurosa la sua, che la porta a una grande popolarità facendone la protagonista di opere teatrali, “Caterina Sforza” di Sem Benelli del 1938; di film, “La Leonessa di Romagna” del 1959 interpretato da Virna Lisi; di serie televisive, la “Tigre di Romagna” nella fiction canadese “I Borgia” del 2011; fino al videogioco “Assassin’s creed II”, prodotto da Microsoft nel 2009.
Le sue biografie si susseguono fino ai giorni nostri. La più corposa, in tre volumi, è del conte ravennate Pier Desiderio Pasolini pubblicata nel 1893, poi quelle di Angelo Braschi illustrata da Pietro Novaga (Zurigo 1911 – Forlì 1997) del 1965, del francese Guy Rachet del 1987, di Natale Graziani e Gabriella Venturelli del 2001, della storica e restauratrice d’Oltralpe Huguette Girauds del 2006, di Marco Viroli del 2008, della statunitense Elizabeth Lev del 2011, per arrivare a quella “di famiglia” della discendente Francesca Riario Sforza del 2016.
Caterina, o meglio, il suo fantasma fra i ruderi del castello di Monte Poggiolo, entra a far parte dell’immaginario gotico delle “Leggende romagnole” raccolte da Anna Maria Mambelli Gavelli nel volume edito da Gig di Forlì nel 1979, che si avvale di due celebri illustratori: Ettore Nadiani (Lione 1905 – Forlì 2005) e Angelo Ranzi. Motivo di orgoglio per la comunità forlivese, la riproduzione dello storico sigillo di Caterina Sforza diventa il riconoscimento che conferisce ai suoi figli più illustri.