Un pittore narrato con gli occhi e la penna di un altro pittore

Rimini

Mal’occhio (CartaCanta, pp. 304, euro 16) è un’ampia biografia di Giovan Francesco Barbieri, detto Guercino, ma anche molto di più. Massimo Pulini, che oggi è il maggiore studioso del pittore di Cento, ne ha costruito una bellissima “Vita”, in un modo insolito in Italia. L’autore possiede molte qualità difficili da unire con successo: la competenza di disegnatore, di pittore sperimentatore di tecniche e materiali, di insegnante, di storico ricercatore d’archivi, di critico d’arte, di saggista, la felicità narrativa in grado di dare corpo alle storie, evidenza al vissuto personale e artistico.

Un pittore dotatissimo

Tutto ha inizio nel piccolo paese della bassa ferrarese, dallo scherzo dell’allocco inchiodato alle vesti del ragazzo, il cui strabismo è segno di malocchio, stregoneria, sorte divergente. La scena potente e traumatica nel luogo dimesso, consente di descriverlo. Ecco quei paesaggi di campagna dove il fiume è presenza e solitario approdo, quelle fiere animate, la famiglia, il clan dei Gennari, le prime esperienze, l’amore con la figlia violinista di Antonio Coma: amore che si intreccia alla forza creativa e all’affinità di pittura e musica. Con delicata sicurezza Pulini sonda il mistero del dono prodigioso del pittore dotatissimo – riconosciuto per primo da Lodovico Carracci – nel crescendo di prove che lo porteranno lontano, da Bologna a Ferrara a Venezia a Roma a Piacenza fino al ritorno e al ritiro spirituale.

Solo un pittore può raccontare le sensazioni, le dinamiche visive di un altro pittore, e solo un pittore con una padronanza assoluta dell’argomento, può fondere questo sapere e raccontarlo con naturalezza. «Si diventa pittori nel momento in cui si riesce a percepire all’istante quanto colore può raccogliere un certo tipo di pennello ... quando si avverte che la consistenza dell’impasto cromatico corrisponderà alla traccia che si vuole ottenere. ... si è pittori solo governando gli attrezzi e le materie».

Una prensile esuberanza

Il timido e appassionato Guercino ha una prensile esuberanza. Attinge a suo modo da Caravaggio ombra e luce; da Barocci la vibrazione pulviscolare di luminose atmosfere, i corpi in movimento catturati nell’evanescenza: l’impalpabile, il “buio chiaro”; sa che la luce è un «fluido vagante tra i corpi ... come per primo aveva intuito Lorenzo Lotto». Cerca l’irrompere musicale della luce che filtra al mattino, vede le case come strumenti ottici, l’aria come veicolo di musica e luce, dove le macchie formano il basso, il chiaro l’alto; nessuna chimica sa riprodurle, forse i riflessi, il soffice tatto, la compatta morbidezza dei velluti...

Guercino osserva i contemporanei e i maestri del passato. È distante dal classicismo di Guido Reni, caro all’aulicità della corte pontificia, nonostante gli impulsi al vero della Riforma. Conosce Emanuele Tesauro, il Discorso sull’Arte poetica del Tasso, di cui illustra Erminia e Armida, il teatro dei sentimenti e degli affetti teatrali ai quali oppone le parole del vecchio cardinale Paleotti, che scrive come l’immaginazione sia ben più colpita dalle impressioni delle figure dal vivo «che quasi violentano i sensi incauti». Se Annibale Carracci fa cose magnifiche palazzo Farnese rinunciando alle sue origini, Guercino resta fedele a una «verità del mondo» francescana, dove l’umile esercizio dei segni vergati sulla carta come fuscelli nel becco dell’uccello costruiscono il nido delle idee, covano vita futura.

Il metodo è fondamentale

C’è una tale pienezza di mondo, di sensi, di conoscenza, di umanità, appassionanti sia per una lettore semplice, sia per l’esperto di pittura. Il metodo è fondamentale per questo risultato. Pulini guarda un’opera, ricostruisce il periodo in cui è stato fatta, vi si immedesima, ci entra e vi cammina come in un proprio paesaggio, la ripropone in tutta l’animazione di vita che l’ha generata. Così ci è facile seguire Guercino nelle peregrinazioni romane, a Nemi, negli interni dei palazzi, tra gli intrighi dei papi, vedendo la persecuzione delle famiglie ebree convertite, il passaggio di Velasquez, la peste, le guerre.

Oggi (27 febbraio) alle 18.30 Pulini con “Mal’occhio” sarà ospite del Circolo degli Artisti di Faenza a Casa Spadoni

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