«Il mio Spinoza.it, 3 milioni di battute»

Rimini

CESENA. Non rientra nel Pof (Piano offerta formativa), ma l’arte della canzonatura è intrisa dell’odore dei banchi di scuola. Può ben dirlo il 38enne Stefano Andreoli, cesenate doc di Torre del Moro, che nelle aule del liceo scientifico Righi trovò la palestra dove allenare penna e goliardia. Al punto da farne un lavoro, da grande. Oggi che vive a Milano si illumina dietro ai personaggi, ghost writer della risata, autore dell’allegra umanità che popola la domenica televisiva di Quelli che il calcio di Luca e Paolo. In questi anni ha dato voce (nel senso di battute) anche a Maurizio Crozza, Geppi Cucciari, Fabio Volo e al caravanserraglio del Festival di Sanremo 2012.
A rigor del vero, negli anni liceali Andreoli deve aver assorbito anche un pizzico del monismo panteistico del filosofo Spinoza. Se non per dare vita a nuove dispute scientifiche, quantomeno per evocare una critica della società in chiave ilare. Spinoza.it è diventato il blog di satira e risate più famoso d’Italia. Tutto è nato dall’incontro del cesenate con il piemontese Alessandro Bonino. Insieme hanno scritto “Sempre cara mi fu quest’ernia al colon” inventando il fincipit (una storpiatura dell’incipit di opere famose), preludio al successivo Spinoza. Ideato da Bonino nel 2005, questo blog «satirico collettivo serissimo» da dieci anni è materia viva quotidiana di Andreoli nutrita pure dal crowdsourcing, intervento collaborativo dei lettori-suggeritori di nuova satira.
Andreoli, Spinoza l’ha riportata a Cesena per la rassegna “We reading”; il 2 novembre sarà protagonista di uno “Spinoza live” sul palco dello Zelig a Milano; il blog si converte al teatro?
«In dodici anni di vita Spinoza.it ha distribuito tre milioni di battute, tratto cinque libri, accumulato migliaia di minacce di querela. Ora forse è il momento di passare dal virtuale del blog all’immediatezza vera del palcoscenico, davanti a un pubblico in carne e ossa, anche se preferisco stare dietro al palco».


Torniamo indietro: come è cominciato il futuro di Spinoza.it?
«Nei primi anni Duemila i blogger di Internet rappresentavano una cerchia ristretta. Si creavano nicchie di conoscenze andandosi a cercare, poiché mancava una connessione permanente; si creava insomma un rapporto elettivo fra appassionati di satira. Così ho conosciuto Alessandro Bonino con cui ho scritto un libretto umoristico per Mondadori (“Sempre cara mi fu quest’ernia al colon”) che conteneva il seme di Spinoza. La gente cominciò a inviarci battute, costruì quella base collettiva che sarebbe diventata il sale di Spinoza.it, primo sito della Rete italiana a basarsi sul meccanismo di community interattiva».

Spinoza.it ha vinto vari premi compreso il Premio della satira di Forte dei Marmi. E un giorno arriva anche una telefonata…
«Indimenticabile. Luglio 2010, era uscito “Un libro serissimo”, il primo dei cinque tratti da Spinoza. Mi suonò il cellulare a Cesena, era Roberto Benigni. Fu una chiamata molto bella, affettuosa, un incontro vocale da cui scaturirono tante cose per me, e una collaborazione con il grande Benigni che ancora continua, oltre a una amicizia. Lui peraltro non sapeva che io fossi di Cesena, come lo è sua moglie Nicoletta Braschi, persona deliziosa».


Quale impressione le ha lasciato il famoso attore?
«È una persona molto gentile, molto attenta, è uno che ti chiama a Natale per farti gli auguri, in pochissimi lo fanno. Avere visto nascere da vicino suoi spettacoli, dai Comandamenti alla Costituzione, alla tournée dell’Inferno dantesco, come pure mangiare insieme in piccole trattorie del cesenate, sono stati momenti unici, bellissimi. Fra l’altro è un artista incredibile, di una cultura sconfinata, che ancora scrive a mano. Quella sua chiamata mi aprì il mondo dello spettacolo in maniera clamorosamente inaspettata, non immaginavo ne avrei fatto un lavoro».


Che dire degli altri personaggi popolari che ha contribuito a risaltare con i suoi testi?
«L’amico bolognese Luca Bottura mi portò a bottega nello staff di Maurizio Crozza nel 2011. Davvero talentuoso Crozza, un vero attore, comico, trasformista, cantante; fu totalizzante il lavoro con lui, non solo un esercizio di scrittura. E fu di grande soddisfazione ammirare il suo Luca di Montezemolo al quale anch’io avevo contribuito. Speciale anche Fabio Volo che è un intrattenitore fuori dal comune; brava e brillante è Geppi Cucciari. Di Sanremo ricordo lo stralunato Rocco Papaleo e Gianni Morandi; il festival è un’esperienza che si vive col panico degli ascolti».


Ma come si fa a scrivere veloci battute su commissione?
«L’urgenza aiuta a sopravvivere, se non sei pronto subito a fare ciò che ti chiedono chiamano qualcun altro. “Quelli che il calcio” in particolare è molto improvvisato anche in base all’evoluzione delle partite; mi aiuta in questo l’essere stato arbitro di calcio e guardalinee fino alla serie C. Anche l’humus romagnolo e cesenate mi ha forgiato, penso ad esempio allo stare con gli amici, ai convivi con i parenti sorretti dal gusto per la battuta, dalla presa in giro. Del resto per fare questo lavoro prima di tutto devi saper ridere di te stesso».


E adesso, a Milano, come è cambiata la sua vita?
«Sveglia alle 5 per andare in onda alle 7 al “Morning show” di Radio Monte Carlo, bell’esercizio creativo. Alle 10 in tram mi trasferisco alla Rai di corso Sempione per preparare “Quelli che il calcio”, fino a sera. Mi sento bene ovunque posso fare ciò che mi piace, e dunque anche Milano mi va bene».


Quali personaggi comici tiene ad esempio?
«Sono abbonato a Netflix dove seguo gli americani della stand up comedy, come Louis CK, Sarah Silverman, Seinfeld. Le mie prime letture però sono state i libri di Fantozzi, la scrittura tragicomica, cinica e crudele di Paolo Villaggio sulla quale mi sono formato, mi spiace non essere riuscito a parlargli. Ecco, osservare questi giganti ti fa venire voglia di provare ad arrivare».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui