«Il successo? È difficile trovare l’alchimia»

Rimini


«Tutto nasce da "Tre metri sopra il cielo", il mio primo romanzo, uscito per Feltrinelli nel 2004», dice lo scrittore romano Federico Moccia. Un successo enorme in Italia e all’estero, a cui sono seguiti Ho voglia di te e il recentissimo "Tre volte te" (Nord editrice) che l’autore presenta questa sera alle 20.45 al Blu Suite Hotel (via Alfonso Pinzon, 290) di Bellaria Igea Marina. Dopo la presentazione, seguirà drink in piscina e proiezione del film tratto da "Tre metri sopra al cielo".
Il primo romanzo raccontava la tormentata storia d’amore tra due giovanissimi, Step e Babi. Lui è un picchiatore che passa i pomeriggi al bar e in palestra, lei è un’ottima studentessa. Nel sequel "Ho voglia di te" la loro storia è finita e Step ha incontrato una nuova ragazza, Gin. Nel libro appena uscito, "Tre volte te", ritroviamo i tre personaggi adulti. Step ora è un produttore affermato e sta per sposarsi con Gin, ma Babi torna in scena…

Tre romanzi che hanno avuto uno straordinario successo, eppure il manoscritto di “Tre metri sopra il cielo” non lo voleva pubblicare nessuno. Moccia, ci racconta com’è andata?
«Nel 1992 avevo mandato il manoscritto a varie case editrici ma tutte lo avevano rifiutato e così l’ho pubblicato a mie spese con una piccola casa editrice romana, Il Ventaglio. Ne ho lasciate alcune copie in una libreria che conosco e il romanzo ha iniziato a girare. Nel frattempo Il Ventaglio ha chiuso e i ragazzi che volevano leggerlo hanno cominciato a farne delle fotocopie. Una di queste è arrivata casualmente al produttore Riccardo Tozzi che l’ha letto e nel 2004 ha deciso di farci un film. A quel punto tutti gli editori lo volevano. Ho deciso di pubblicarlo con Feltrinelli che era l’unico a cui non avevo mandato il manoscritto. Ne ho vendute 1 milione e 800mila copie».
Come si spiega questo successo?
«È difficile trovare l’alchimia di un successo. La gente si è avvicinata per simpatia visto che l’avevo pubblicato a mie spese, era una cosa popolare, che veniva dal basso. Credo sia piaciuto il racconto del primo amore, il dolore di una relazione dura e cruda, la delicatezza e la bellezza di stare sopra il cielo».
È stato difficile scriverlo?
«C’è molto vissuto nel romanzo, anche se tante cose nel libro hanno uno svolgimento migliore rispetto a come sono andate nella mia vita. Mi sarebbe piaciuto essere come il protagonista, così sicuro. In qualche modo sono riuscito a trovare una ricetta per l’empatia con i ragazzi che lo leggono. Il libro ha avuto successo in Cina, in America latina, in Spagna dove sono stato per due anni lo scrittore più venduto. Vedere tante persone che si appassionano alla storia ha un suo fascino e ha anche dell’incredibile».
Il libro che presenta a Bellaria “Tre volte te” invece è uscito quest’anno.
«Sì, e racconta degli stessi protagonisti di "Tre metri sopra il cielo" che ora sono cresciuti, hanno sui 35 anni. Scriverlo è stato un po’ fare il punto. La scrittura è anche autoanalisi. Quando scrivi soffri, ti commuovi, metti a fuoco una parte della tua vita cercando di capirla meglio. A volte succedono cose che non riesci a gestire bene, ma quando sei davanti al foglio c’è più chiarezza, riesci a raccontarle con maggiore profondità».
Torniamo a “Tre metri sopra il cielo”. Il libro ha avuto molte critiche, è stato accusato di essere banale, superficiale…
«Ci sono anche tanti lettori che si sono commossi, che si identificavano con i personaggi e mi hanno detto che si stupivano di come avessi raccontato così bene le loro emozioni… Le critiche a volte sono frutto di un preconcetto, oppure sono scritte da persone che non hanno neanche letto il libro. Riguardo a Tre volte te, c’è chi l’ha letto in due giorni, nonostante siano più di 700 pagine. Ad alcuni non è piaciuto perché si erano affezionati ai personaggi che avevano conosciuto in Tre metri sopra il cielo e avrebbero voluto che si comportassero in un modo diverso rispetto a quanto accade nel libro. Puoi criticare quello che succede nel romanzo, ma è come criticare la vita».

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