Con l’irriverente Erwitt la storia dell'immagine passa da Forlì

Rimini


FORLÌ. «Quando la fotografia accade, succede senza sforzo, come un dono che non va interrogato né analizzato». Parola di Elliott Erwitt, il grande osservatore. Proprio lui, dal 1953 fotografo dell’Agenzia Magnum (di cui fu anche presidente), da tempo assiso nell’empireo dei maestri, sarà a Forlì il 22 settembre per presentare la mostra Personae che si aprirà il giorno dopo ai Musei San Domenico, dove resterà fino al 7 gennaio. L’incontro – un dialogo con il giornalista Roberto Cotroneo – si terrà alle 21 a San Giacomo. Erwitt sarà presente anche all’inaugurazione il 23 settembre alle 10.


«Il bianco e nero interpreta, il colore descrive»
La mostra Personae è la prima grande retrospettiva delle sue immagini sia in bianco e nero che a colori, ed è un omaggio speciale a Forlì e alla Settimana del buon vivere (23 settembre – 1 ottobre), di cui rappresenta un prologo, e che porta nel titolo di questa edizione proprio questa parola, “Personae”. Inizialmente, infatti, Elliott avrebbe dovuto presentare la mostra Kolor, che è ora in corso fino al 3 settembre a Palazzo Ducale di Genova, ma ha scelto di concentrarsi sulle persone appunto, aggiungendo alle foto a colori anche diversi ritratti e immagini in bianco e nero. Per cui, di fatto, Personae è una mostra inedita.
Di certo è una buona notizia per gli ammiratori di Erwitt, i cui scatti in bianco e nero sono diventati delle vere e proprie icone della fotografia: dai funerali di John Kennedy a Nixon che punta un dito sul petto di Nikita Kruscev, dalla Cuba di Che Guevara alla coppia innamorata catturata nello specchietto dell’auto, che resta forse la sua immagine-simbolo.
Sono le persone (ma anche gli animali, soprattutto i cani cui ha dedicato quattro libri) che occupano la scena nelle sue immagini eloquenti e pervase da una levità davvero peculiare. Lo chiamano «il fotografo della commedia umana». Perché Erwitt ha fatto soprattutto dell’ironia, della smitizzazione e del paradosso i suoi punti di forza. Non per niente la frase che viene più citata quando si parla di lui è: «Uno dei risultati più importanti che puoi raggiungere è far ridere la gente».
La mostra – curata da Biba Giacchetti – comprenderà 170 scatti, nel formato di cm 70 x 100 e 100 x 140, che Erwitt ha selezionato personalmente dal suo vasto archivio.


L’artista e il suo alter ego
Elliott Erwitt nasce a Parigi nel 1928, da genitori ebrei di origine russa. Trascorre i primi anni di vita a Milano. All'età di dieci anni la sua famiglia si trasferisce di nuovo a Parigi per sfuggire alle leggi fasciste, l’anno successivo a New York, per poi stabilirsi a Los Angeles.
André S. Solidor (da cui l’acronimo ass, sedere, non casuale) è invece la dissacrante maschera-pseudonimo che Erwitt usa per dedicarsi all’arte contemporanea e a un certo tipo di fotografia. Con Solidor, presente in mostra anche con un video, si apre la sezione dedicata al colore. Alla carriera di autore e regista televisivo di Erwitt sarà invece dedicata una parallela rassegna cinematografica.

Info: mostraerwittforli.it

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