"W Verdi", quando la musica ... danza

Rimini

CESENATICO. È compagnia amica del teatro Comunale di Cesenatico il Balletto di Milano; da una dozzina d’anni si esibisce nella cittadina di mare dove ha presentato una decina di lavori; produzioni godibili, di stile neoclassico contemporaneo, capaci di incontrare i gusti del pubblico.

W Verdi, lo spettacolo di danza in scena oggi alle 21, contiene una doppia novità; da un lato omaggia un Giuseppe Verdi meno noto, ovvero un valente compositore di musiche per la danza; dall’altro, inaugura la prima stagione del Teatro di Milano, ovvero il nuovo spazio della compagnia meneghina che diventa di conseguenza primo Teatro Stabile della Danza privato. Il Balletto di Milano ha inaugurato a ottobre il suo teatro proprio con W Verdi. Un fatto non consueto per la danza, “cenerentola” delle arti italiana; l’intraprendenza imprenditoriale sembra portare in questo caso nuova vitalità e serenità di lavoro per lo staff artistico. La coreografia di W Verdi è firmata da Agnese Omodei Salè in collaborazione con il ballerino Federico Veratti.

Carlo Pesta ideatore del progetto, presidente e direttore artistico del Balletto di Milano, introduce coreografia e linee guida della compagnia stabile. Il milanese Pesta classe 1961, è uomo di danza; diploma e compagnia della Scala fino al 1990, poi svariate attività artistico direzionali. Fra queste promuove il Festival Riccione danza nel 92/93, è sovrintendente e direttore del teatro Coccia di Novara, direttore artistico del Festival di Puccini a Torre del Lago, manager per il teatro Sociale di Mantova e dal 98 guida del Balletto di Milano, compagnia che in tre lustri è cresciuta in offerta e qualità.

Partiamo dal balletto Pesta; dove sta l’originalità di questo W Verdi?

«Da un’idea precisa: rendere omaggio al nostro Verdi con una creazione che dà lustro alle musiche scritte per la danza, arte di cui Verdi fu estimatore. I suoi quadri di danza operistici non erano semplici divertissement. Erano scritture coreografiche di pregio che solo in alcuni casi i registi d’opera hanno mantenuto. Avvalendosi in molti casi non di professionisti».

Come è pensata la coreografia?

«Con quadri ispirati a opere verdiane. Si apre con quelli di “Aida” culminanti nel Trionfo, si passa al celebre Libiamo di “Traviata” e ai cori di zingarelle e toreri. Ma inseriamo pure quadri semi sconosciuti come le parti coreografiche scritte da Verdi per il “Macbeth” e, meno viste ancora, le quattro stagioni dai “Vespri siciliani”. Lo spettacolo vuole anche essere un’operazione culturale divulgativa».

A giudicare dalla nascita del vostro teatro stabile non si direbbe che la danza sia una cenerentola.

«La danza è una cenerentola per le istituzioni e per i politici che non l’aiutano; non lo è fra il pubblico che a livello di mercato la sta premiando. Gli spettacoli di danza sono in pole position per numero di spettatori. È ovvio che non puoi bluffare: o il tuo lavoro arriva alla gente, o la gente ti rifiuta».

Quale modalità privilegiate per raggiungere il cuore dello spettatore?

«La sfera a noi più prossima è quella neoclassica contemporanea; una base classico accademica attualizzata nell’aspetto creativo, privo di antico manierismo. Uno stile che permette ai nostri coreografi di esprimersi con libertà rispettando canoni rigorosi, ma arrivando al pubblico. La classe alla sbarra della compagnia resta un punto fermo, imprescindibile per poter spaziare nel linguaggio coreografico».

E come si riesce ad acquisire un teatro stabile?

«Per noi è il coronamento di anni nella danza e di un investimento anche privato. Abbiamo acquisito una struttura che non funzionava, l’abbiamo ristrutturata secondo le esigenze di un teatro per la danza e di una compagnia di danza. È la nostra sede di lavoro e di spettacolo che pure affittiamo a chi ce la chiede».

Ingresso: 15-10 euro.

Info: 0547 79274

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