«Sarà un festival di proposte artistiche radicali e di radicale divertimento»

Rimini


SANTARCANGELO. Dieci notti d’estate di performance, arte, musica e sirene. È il Festival di Santarcangelo 2017 targato Eva Neklyaeva, la 37enne bielorussa ma vissuta a Helsinki scelta per la direzione artistica del prossimo triennio. È appena tornata in Romagna – dove si è trasferita già da settembre – dopo un giro tra Berlino, Bruxelles e Parigi in cerca di novità. Accanto a lei c’è la co-curatrice Lisa Gilardino: insieme stanno preparando l’edizione che, dal 7 luglio, rimetterà Santarcangelo al centro del mondo artistico internazionale.


Anche se, ammette Eva, che capisce l’italiano ma si esprime in inglese, «sarà un festival sorprendentemente molto italiano, che riflette l’eccitazione che ho provato quando ho iniziato a scoprire artisti fantastici di cui non avevo mai sentito parlare. Ecco, in questo festival è molto chiaro il mio “wow”».


Ovviamente gli stranieri non mancheranno, a cominciare da Markus Öhrn, svedese basato a Berlino, uno dei tre “artisti associati” che accompagneranno il festival nel periodo 2017-2019, sia presentando alcuni loro progetti speciali, sia condividendo con la direzione artistica la loro pluriennale esperienza. Oltre a Öhrn, cui sarà affidata una “esplosiva” cerimonia di apertura allo Sferisterio (che comprende misteriosi «cocktail molotov»), ci saranno i riminesi Motus con una versione speciale di Raffiche (Überraffiche), e l’artista contemporanea bolognese – ma vive tra Olanda e Belgio – Francesca Grilli con The forgetting of air, performance poetica sull’aria e sul respiro che coinvolgerà anche un gruppo di rifugiati. «I tre rappresentano sia il radicamento sul territorio che la proiezione internazionale di Santarcangelo» sottolinea Lisa Gilardino. Ad altre due donne sarà poi affidato il compito di curatrici musicali: si tratta di Francesca Morello e Stefania Pedretti.


Poi molte altre cose accadranno, ad esempio i concerti, come quelli di Baby Dee, cantante e performer americana, e dell’australiano Scott Matthew (gratuito, il 14 luglio). Ci saranno i mercatini, il cinema all’aperto, il centro festival, e – sorpresa – il dopofestival tornerà a essere ospitato sotto una tenda da circo sulla via Emilia.
«Santarcangelo – dice Eva – è un posto così bello che attira gente da tutto il mondo, ma noi lavoriamo anche con e per il pubblico locale, sia per quelli che vogliono solo gustarsi l’atmosfera, sia per chi viene a vedere gli spettacoli».


Quale sarà il tema?
«Non avrà un tema dal punto di vista concettuale, quanto piuttosto un mood, una temperatura» risponde Eva.


«Ma il filo rosso – aggiunge Lisa – sarà il lavoro sull’empatia, sull’intimità e sulla comunità. È nel nostro dna che questo sia un luogo di incontro, di conversazione e di scoperta. E, nello scegliere chi invitare, abbiamo tenuto conto dello scambio energetico con il pubblico, abbiamo cercato una comunicazione, una vibrazione».


Eva: «Mi piace creare una comunità, così la prima cosa che ho fatto è stata cercare di allargare questa comunità chiedendo a Lisa di unirsi a me. Vorremmo dare vita a un festival radicato in Italia, molto connesso alla situazione locale, ma allo stesso tempo partecipe del dialogo internazionale».

Come, ad esempio?


«Aprendo – annuncia Eva – il Museo della Nonumanità, il cui proposito è immaginare che la storia dell’umanizzazione e della discriminazione sia finita e noi a Santarcangelo, nel 2017, viviamo in un momento in cui la società è cambiata».


Insomma, un festival coraggioso.

«Quello di Santarcangelo lo è – ammette Eva –, e questo festival sarà sicuramente una dichiarazione politica e sociale. Io mi chiedo: che cosa possiamo proporre di nuovo? La risposta è: qualcosa che la gente non si aspetta di vedere. Vogliamo prenderci dei rischi e non adagiarci su modelli che già funzionano, vivere una avventura insieme agli artisti e agli spettatori. Fare arte contemporanea in spazi pubblici».


E la piazza?


Eva: «Quello che ruota attorno al festival per noi è importante quanto il programma di spettacoli; ci piace provocare ed essere sfidate dagli artisti, ma anche divertirci, e questo sarà sia un festival di proposte artistiche radicali che di radicale divertimento».


Vi aspettate una maggiore risonanza internazionale?


«Arriveranno molti operatori dall’estero – spiega Lisa – e vorremmo che Santarcangelo fosse un centro di internazionalizzazione per artisti italiani che non hanno molte opportunità di farsi conoscere fuori dai confini».


Eva, un primo bilancio della sua esperienza romagnola?


(ride) «La gente per strada mi ferma continuamente per darmi consigli, il contatto diretto qui è molto eccitante. Spero che anche dopo il festival mi diranno cosa ne pensano».

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