"Ailoviù" a grande richiesta

Rimini

RIMINI. «Noi conosciamo una Rimini diversa. Una Rimini che non rimbomba, ma che risuona, che parla in modo meno arrogante, più semplice e autentico. E vorremmo svelarla».

Questo l’obiettivo delle attrici Tamara Balducci e Linda Gennari, che partite dalla loro città d’origine, si sono imbarcate alla scoperta del mondo teatrale e cinematografico, per poi tornare a raccontare le proprie radici con “Rimini ailoviù”, in scena al Teatro degli Atti domani sera (ore 21). Una messinscena che rappresenta una dichiarazione d’amore alla propria città capace di metterne in luce ogni aspetto, dai pregi alle sue intrinseche contraddizioni.

«Quando io e Linda ci siamo ritrovate a lavorare insieme per uno spettacolo a Milano – racconta Balducci – abbiamo cominciato a confrontarci sui tanti luoghi comuni relativi alla nostra città che puntualmente sentiamo ripetere dalle persone che incontriamo in giro per l’Italia. Vedendola da lontano, ti accorgi di tutti i difetti che ha Rimini, ma allo stesso tempo ti rendi conto che quei cliché, anche quando fanno parte di un immaginario vecchio e stereotipato, fanno ormai parte di te».

Lo spettacolo ha debuttato all’interno della scorsa stagione teatrale riminese, ma torna a grande richiesta. Inoltre quest’anno è stato fatto un lavoro specifico rivolto alle scuole superiori di Rimini, Novafeltria e Santarcangelo. Gli studenti potranno assistere alla pièce nei matinée previsti per martedì e mercoledì alle ore 10, preceduti nei giorni scorsi da incontri e letture.

Come sono andati?

«Abbiamo scelto di presentarci per accorciare le distanze che spesso i giovani hanno con il teatro, facendo loro scoprire anche il mondo dietro le quinte – spiega Gennari –. Portando le nostre esperienze professionali hanno potuto comprendere in cosa consiste la formazione artistica, al di là dei talent show come “Amici”, anche se abbiamo appurato non siano poi così tanto seguiti, come pensavamo. Ci sono molti insegnanti validi che affrontano percorsi interessanti».

Sul palcoscenico due attrici (qui anche autrici e registe) in una scenografia essenziale fatta da pannelli su cui vengono proiettate immagini video, accompagnate dalle musiche originali di Marco Mantovani. Sette storie, sette luoghi diversi della città, sette modi di raccontarle. A fare da tramite anche due cortometraggi, “Alioù” e l’omonimo “Rimini ailoviù”, che nel corso dell’anno hanno avuto vita propria...

«Esatto, sono stati finalisti di una decina di festival, un po' in tutta Italia».

La scorsa estate avete anche realizzato la rassegna teatrale e musicale “Le città visibili” nel giardino di un antico palazzo riminese, e di cui state curando la seconda edizione. Siete tornate con la voglia di arricchire la vostra città di nuove esperienze?

«Ci piacerebbe, soprattutto perché abbiamo sentito dapprima il desiderio di fuggire via da Rimini, ma poi anche quello di tornare. Questa città rappresenta la nostra radice che ci tiene e ci tira verso di sé. Inoltre il discorso oggi potrebbe essere esteso all’Italia, se pensiamo alle condizioni di molti giovani divisi tra la volontà di andarsene e quella di restare radicati».

Info: 0541 793811

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