Venite a conoscere Kent Haruf, lo scrittore che piace a tutti


RIMINI. «Haruf intercetta il bisogno di parlare degli argomenti importanti, l’amore, la morte, la solitudine, in maniera molto sincera e onesta».
Questa, secondo il traduttore Fabio Cremonesi, la motivazione dell’enorme successo dell’ultimo romanzo dello scrittore americano Kent Haruf “Le nostre anime di notte” (Nn edizione).
Pubblicato postumo nel 2015, a pochi mesi dalla morte del suo autore, il racconto è uscito in Italia poche settimane fa, sostenuto da un grande battage pubblicitario. Se ne parlerà oggi alle 18.30 alla libreria Riminese (piazzetta Gregorio da Rimini) insieme a Cremonesi, che introdurrà alla scoperta di questo scrittore, di cui Nn edizione aveva precedentemente pubblicato in Italia anche altri tre romanzi, riuniti sotto il titolo comune di “Trilogia della pianura”.

Cremonesi, per quale motivo Haruf piace così tanto?
«La cosa strana, piacevole e interessante è che piace a tutti. Di solito le novità editoriali piacciono a determinati segmenti di pubblico, ad esempio le donne oppure i giovani, o altro. Haruf sembra avere il dono di piacere a tutti, lettori sofisticati e gente semplice. Di questi tempi sembra che l’ironia e il sarcasmo e il cinismo siano le uniche lenti attraverso cui leggere la realtà, lo vediamo nei libri, nella musica, nelle serie televisive. Haruf è lontanissimo da questo. Sembra considerare il bisogno di riflettere su temi importanti (l’amore, la solitudine, la morte) senza nascondersi dietro l’ironia, con un candore grandissimo che risulta godibile da tutti, sia dai lettori più esperti sia da chi ha meno strumenti per decodificare il diluvio di ironia».

“Le nostre anime di notte” narra la storia di due anziani vedovi che, dietro richiesta di lei, iniziano a passare la notte insieme, nel letto a casa di lei, chiacchierando al buio. La sincerità, l’onestà con cui Haruf affronta i grandi temi si rispecchia nella sincerità con cui i due protagonisti del romanzo affrontano le loro conversazioni notturne.
«È una costante dei personaggi di Haruf. Con l’arrivo della vecchiaia, i personaggi conquistano la libertà di essere sinceri anche con se stessi, lo ritroviamo anche in altri romanzi. Non si tratta di un semplice diritto alla sincerità, al “fregarsene” delle conseguenze, ma della conquista di uno spazio di libertà che si erano negati da soli, di una conquista personale».

Sia l’ultimo romanzo, sia la “Trilogia della pianura” sono ambientati nella cittadina immaginaria di Holt, in Colorado.
«Il luogo è il vero protagonista dei romanzi di Haruf. I personaggi cambiano ma Holt rimane e i lettori si sentono parte di questa comunità. Si tratta di una cittadina piccola e pettegola, ispirata a un luogo che esiste veramente, Yuma, di una bruttezza raccapricciante, ma la magia di Holt è nel creare questo senso di appartenenza. Infatti, Holt sembra non riesca a garantire un senso di comunità ai suoi abitanti, ma dentro alla più grande comunità si creano piccole comunità elettive che nascono sulla base di affetti e interessi comuni. Per chi legge c’è la percezione che il posto è ostile ma ci sono piccole energie positive al suo interno. Qui scatta il senso di identificazione».
Sono previste traduzioni di altri romanzi di Haruf?
«Prima della “Trilogia” Haruf ha scritto altri due romanzi, che usciranno in Italia nel 2018. In tutto ha pubblicato sei romanzi, è arrivato tardi alla scrittura e ha fatto mille mestieri per sbarcare il lunario suo e della sua numerosa famiglia. Dopo il successo di “Canto della pianura” (il primo volume della “Trilogia”) ha cominciato a insegnare “Scrittura creativa” all’Università del Colorado. Ora negli Stati Uniti è considerato un cult, in settembre uscirà un film, tratto da “Le nostre anime di notte”, interpretato da Robert Redford e Jane Fonda».

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