Soffia il vento del "no gender"

Rimini

RIMINI. Ci vuole coraggio a riscrivere Jean Genet l’iconoclasta (Parigi, 1910-1986), e forse anche un po’ di incoscienza. Qualità che non sono mai mancate ai Motus, decisi a rimettere in scena Splendid’s dopo 15 anni, ma cambiandone il genere. Così, nella stessa, lussuosa sala del Grand Hotel di Rimini dove nel luglio del 2002 fu allestito con un cast tutto al maschile (tra cui anche Enrico Casagrande, che è qui regista con Daniela Nicolò), Splendid’s torna in una versione tutta al femminile, anzi, meglio, “no gender”, e con un testo nuovo di zecca, perché le regole del copyright internazionale impediscono di cambiare il sesso dei personaggi: il titolo è Raffiche – sottotitolo: Rafales > machine (cunt) fire, dove il termine gun, che unito a machine vuol dire mitragliatrice, è sostituito da cunt, fica.
Ad accollarsi l’onere della prova sono innanzitutto i drammaturghi, Magdalena Barile e Luca Scarlini, che ne escono a testa alta nonostante l’impegnativo confronto con il serrato testo francese del 1948, ritrovato e pubblicato solo nel 1993. A parte il gioco tra eroico ed erotico, che rimanda, forse volutamente, più a un disco di Madonna che a una banda di terroriste, sono tante le frasi da annotarsi e rimandare a memoria: «tu confondi l’estetica con la cosmetica»; «la bellezza è uno strumento di lotta rivoluzionaria»; «esibiamo il nostro corpo per mettere in discussione il concetto di oscenità»; «da puttana a lavoratrice biopolitica»; «siamo una internazionale somatopolitica» e, infine, «facciamogli vedere le nostre caviglie sottili», come suggerisce l’austera Emanuela Villagrossi, brillante nel ruolo dell’intellettuale Scott.
Come si sarà intuito, c’è molta ironia nella maturità dei Motus, che sanno affrontare temi politici giganteschi come l’identità sessuale, il controllo sui corpi e l’idea stessa di normalità alternando dramma, giocosità e presa di coscienza.
Come nel 2002, anche in Raffiche la musica che esce dalla radio ha un ruolo importante, che sia Mozart o quella programmatica You don’t own me (io non ti appartengo) che rimanda al film “Il club delle prime mogli”. E si balla, si balla tanto: ballano le otto interpreti con i loro mitra a tracolla, ballano e si liquefanno le idee preconcette, ballano i pensieri del pubblico che applaude calorosamente.
Loro, le attrici, mantengono i nomi maschili originari, e si asserragliano in quella suite dell’Hotel Splendid con decadente e corrosiva eleganza: l’ostaggio è morto, così come una di loro, la polizia circonda l’albergo. Che fare dunque? Perché non approfittare di questo tempo per rifarsi il trucco? suggerisce una eccellente e centrata Sylvia De Fanti (la prostituta Bravo).
A guidare le danze è I-Chen Zuffellato, mentre l’attrice icona dei Motus, Silvia Calderoni – con la sua giacca in pelle di serpente simile a quella di un altro ribelle dal cuore d’oro, il Nicholas Cage di Cuore selvaggio – è il capo banda Jean. Da citare poi le interpretazioni del “poliziotto” Federica Fracassi, di Alexia Sarantopoulou (il “cattivo” Riton), di Ilenia Caleo (Rafale) e, soprattutto, della giovane Ondina Quadri, un intenso, disturbante Pierrot.
Lo spettacolo è in memoria di Damir Todorovic, che fu “Riton” nello storico Splendid’s.
In replica al Grand Hotel di Rimini anche sabato 7 gennaio alle 17 e alle 20.30.

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