L’arte porta Rimini nel mondo

Rimini

Quando, nel 1993, Rimini organizzò la mostra su Guido Cagnacci (Santarcangelo 1601 – Vienna 1663), la grande assente era lei: la favolosa Maddalena penitente del Simon Norton Museum di Pasadena. Così come non c’era nel 2004, tra le meraviglie del Seicento inquieto, esposizione che terminava proprio con una pur pregevole copia del dipinto, proveniente da Savignano e di proprietà dei Guidi di Bagno, realizzata da un pittore che probabilmente aveva avuto occasione di vedere l’originale. Neppure Forlì, nel 2008, riuscì a spuntarla sulle ferree regole di quella collezione privata californiana: così la Maddalena – «il più sbalorditivo Cagnacci del mondo» secondo lo studioso riminese Gabriello Milantoni – è rimasta a lungo un sogno. Il Norton Simon Museum, infatti, non effettua prestiti per statuto. Ma, come spiegano dallo stesso museo, esiste uno speciale programma di scambio («masterpiece exchange») con alcune istituzioni, tra cui la newyorkese Frick Collection (dal 2009) e da quest’anno anche con la National Gallery di Londra. «Ciò significa – spiega Leslie C. Denk, direttrice del settore affari esteri del Norton – che una singola opera, o talvolta una piccola selezione di opere, sono prestate in via eccezionale ai partner».
Così, dalla California, la grande e sensuale peccatrice è arrivata a New York, dove è ora esposta dal 25 ottobre al 22 gennaio 2017 alla Frick Collection (info: www.frick.org) con il titolo: Cagnacci’s “Repentant Magdalene”: An Italian Baroque Masterpiece from the Norton Simon Museum. Nella tela di grandi dimensioni (cm. 229.2 x 266.1) si vede Maria Maddalena, dedita ai piaceri terreni, distesa sul pavimento, il volto in ombra, mentre la sorella Marta, nella luce, tenta di convertirla.
Il quadro fu dipinto per l’imperatore viennese Leopoldo I, alla cui corte Guido approdò dal 1658. Ma già nel 1665 l’opera del romagnolo («uno dei suoi quadri più ambiziosi e importanti» secondo Xavier F. Salomon, direttore della Frick) cambia proprietario e compare negli inventari del Duca di Mantova. In un recente articolo sulla Stampa Salomon scrive: «Con la dispersione delle collezioni Gonzaga il grande dipinto raggiunse l’Inghilterra nei primi del Settecento per restare nelle case della famiglia dei duchi di Portland fino al 1981 quando la tela, comparsa all’incanto a Londra, destò uno stupore generale nel mondo dell’arte. Fu comprata allora da uno dei più considerevoli collezionisti americani del Novecento, Norton Simon, e finì per divenire uno dei capolavori del suo museo a Pasadena in California».

Ora, per la prima volta dall’acquisto del dipinto, la Maddalena ha lasciato il Norton Simon Museum per essere esposta alla Frick Collection a New York. Ma dopo New York, la Maddalena sarà a un passo dall’Italia, e da Santarcangelo: dal 15 febbraio al 21 maggio prossimi infatti la National Gallery di Londra ospiterà la stessa mostra: “La conversione della Maddalena” di Cagnacci. Un capolavoro del Barocco italiano dal Norton Simon Museum. Un (secondo) onore non da poco. Spiega ancora Salomon: «Pochissime sono le opere (di Cagnacci) in America. Un Davide con la testa di Golia fu comprato da Samuel H. Kress nel 1955 come Bernardo Strozzi, e fu solo qualche anno dopo, prima di essere donato al Columbia Museum of Art in South Carolina, che fu attribuito a Cagnacci. Un altro Davide dell’artista è stato acquistato dal Getty nel 2008, e il Metropolitan Museum of Art ha comprato il suo primo e unico dipinto di Cagnacci, una Cleopatra, quest’anno».
Coincidenza o volontà? Fatto sta che «la presenza della Maddalena a New York, un evento unico, date le regole inflessibili per i prestiti dal Norton Simon Museum, va a coincidere con l’arrivo della Cleopatra al Metropolitan. E a dicembre, per un mese, grazie al sostegno della Foundation for Italian Art and Culture (Fiac) un’altra, più famosa, Cleopatra del Cagnacci, quella della Pinacoteca di Brera, sarà in mostra all’Istituto Italiano di Cultura di New York. Tre Cagnacci che saranno esposti a poche centinaia di metri l’uno dall’altro a Manhattan, un’occasione importante per far conoscere a un pubblico internazionale questo genio del Seicento romagnolo».
Nella circostanza Salomon ha anche curato una monografia, The Art of Guido Cagnacci, primo libro in inglese dedicato all’artista nell’ultimo trentennio; 128 pagine con 54 illustrazioni a colori in vendita a 24.95 dollari sul sito della Frick (o su Amazon).
Ma tornando a Londra, il programma della National Gallery prevede – oltre a Cagnacci, le cui tele non fanno parte di nessuna collezione pubblica del Regno Unito ed è per lo più sconosciuto al pubblico – un altro riminese. Si tratta di Giovanni da Rimini. Un capolavoro di inizio Trecento riunito (dal 14 giugno all’8 ottobre 2017), mostra imperniata sull’opera Scene dalla vita della Vergine e di altri santi acquisita dalla National Gallery nel 2015 grazie al filantropo americano Ronald S. Lauder (figlio di Estée Lauder della omonima azienda cosmetica) – e qui esposta per la prima volta.
Giovanni fu «il più antico e il più nobile tra gli artisti della scuola fiorita nella città romagnola in seguito al passaggio di Giotto» secondo lo studioso Daniele Benati. Sir Nicholas Penny, direttore della galleria, ha definito la tavola, «rare and exquisite painting» (una pittura rara e mirabile) e il pannello è l’unico di questa qualità presente in Gran Bretagna. Secondo la curatrice della sezione di pittura italiana, Caroline Campbell, l’acquisizione rappresenta «un punto di svolta per la galleria».
Il pannello era parte di un dittico: l’altra parte – raffigurante Scene dalla vita di Cristo – è conservata alla Galleria nazionale d’arte antica di Roma e per l’occasione i due dipinti saranno esposti insieme (www.nationalgallery.org.uk). Appartenente sin dal 1853 alla collezione dei Duchi di Northumberland nel castello di Alnwick, la sua vendita fece scalpore nell’estate 2014 per la cifra record raggiunta di 5 milioni di sterline (quasi 6 milioni di euro). Lauder ha fornito la cifra a condizione che l’opera gli venga prestata finché è in vita, dopodiché rimarrà alla National Gallery. Secondo quanto riportato dal Guardian, l’accordo comprende la mostra londinese del prossimo anno e altre esposizioni ogni tre anni. Le quotazioni dell’arte riminese sono in netto rialzo, se si pensa che nel gennaio 2015 la casa d’aste Sotheby’s aveva venduto un crocifisso di Giovanni da Rimini per 245 mila dollari.

ha collaborato Gilberto Urbinati

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui