«Porto Gianmaria Testa ogni sera sul palco con me»

Rimini

RIMINI. Due anime, due talenti, mille suggestioni. Nasce dall’incontro tra il giullare Paolo Rossi e il cantautore Gianmaria Testa lo spettacolo RossinTesta in scena sabato 19 al teatro Novelli di Rimini. Canzoni, acrobazie musicali, ironia scoppiettante. Un mix esplosivo di poesia, satira, sorrisi e riflessioni per raccontare il mondo del teatro, le donne, il sociale, insieme a un omaggio a Enzo Jannacci.
Quando e come è nato RossinTesta?
«L’idea di questo spettacolo – spiega Paolo Rossi – è nata prima che io e Gianmaria ci salutassimo (il cantautore è scomparso lo scorso marzo, ndr). Ci siamo incontrati nei dopo teatri ed è scattata subito una stima reciproca a livello umano oltre che professionale. Abbiamo deciso di dar vita insieme a qualche evento particolare. Abbiamo recitato e cantato su un treno, abbiamo creato uno spettacolo con due platee diverse contemporanee, partecipato a festival. Gianmaria ha musicato i miei spettacoli “Moliere” e “Arlecchino”, ma a un certo punto ha iniziato a pensare di voler scrivere degli inediti cuciti su di me. Diceva che dovevo provare a cantare alla mia maniera».
Cosa vedrà e ascolterà il pubblico?
«Non è un teatro di canzone come quello che faceva Gaber, con un tema unico. Questo è un recitar cantando. Sul palco sono accompagnato dal gruppo I Virtuosi del Carso e puntiamo molto anche sull’improvvisazione. Ci sono aneddoti, numeri di clownerie musicale, sfide di virtuosismo strumentale. Non è uno spettacolo celebrazione, non è un ricordo, è una festa, anche perché è proprio l’incontro tra me e Gianmaria che è stato particolare. Come in chimica, in cui da due elementi ne esce un terzo che è molto di più della somma dei due. La parte più allegra e ironica è quella di Gianmaria, la parte più impegnata la mia. Ed è come se lui fosse sempre sul palco con me».
In scena, tra note e parole, la vita sempre sorprendente dell’attore, il rapporto tra persona e personaggio.
E sul rapporto con le donne?
«Un rapporto inquieto – dice ridendo Rossi – non bastano certo le quattro canzoni dello spettacolo per parlarne».
Per quanto riguarda il tema sociale?
«Affronto temi politici, ma la mia non è la satira politica degli anni Novanta. È altro. Oggi è difficile fare la parodia di una parodia. Inoltre ogni sera c’è una sorpresa, è un vero e proprio happening».
Questo spettacolo doveva essere un evento unico, ma poi visto il successo è diventato una tournée che finirà a dicembre, per poi forse essere ripreso più avanti, dopo che Rossi avrà portato nuovamente in scena “Molière”.
«Riprenderò il “Molière” per il secondo anno e con la fine della par condicio uscirà L’amore è un cane blu».
Sempre sotto la lente dei controllori Rossi, che in passato, con la sua verve provocatoria, ha sollevato polveroni.
«Non mi sono mai lamentato della censura – sottolinea l’artista –. Le tv generaliste oggi hanno più problemi di noi che lavoriamo dal vivo o in altri canali, come Rai5, Sky Art, in modo più divertente. Negli anni Novanta con “Su la testa” e “Scatafascio” c’è stata libertà, poi stranamente il varco si è richiuso e noi abbiamo continuato e continuiamo a fare ciò che facevamo prima. Ora c’è anche internet che darà delle belle gatte da pelare alle sei sorelle tv. Ormai la Rai e gli altri canali tradizionali sono visti soprattutto dagli anziani che vengono anche a teatro, ma noi cerchiamo anche i giovani, credo fortemente che il teatro debba trovare i giovani».
Lei ha esordito come attore nel 1978 con “Historie du soldat” per la regia di Dario Fo. Cosa ricorda di lui?
«Io i ricordi li tengo per me, poi magari tra un po’ di tempo non escludo che ne potrà nascere un momento di spettacolo anche comico. Ora tutti dicono di aver conosciuto Dario e hanno aneddoti da raccontare. Buon per loro. Io lo porto sui palcoscenici insieme a me».
Pensa quindi in futuro di realizzare uno spettacolo in omaggio a Fo?
«Uno spettacolo intero non credo, ma digressioni sicuramente sì».

Inizio alle ore 21
Info: 0541 793811

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