Migrazioni apocalittiche? «L’Europa esagera»

FORLÌ. Sarà la bellissima ex chiesa di San Giacomo a ospitare, lunedì 26 settembre (ore 18), Erri De Luca, invitato a Forlì dalla Settimana del buon vivere. Lo scrittore e giornalista partenopeo propone al pubblico il monologo La faccia delle nuvole «la seconda “puntata” di un percorso iniziato con In nome della Madre – spiega De Luca – in cui ingrandisco un dettaglio della storia sacra. In quel caso era la gravidanza di Maria-Miriam, qui invece è il passaggio dalla “formazione” a due a quella a tre: sempre caratterizzata comunque da una precaria sopravvivenza. Prima infatti era la comunità del villaggio di Galilea a insultare Iosef, ad accusarlo di essersi fatto “abbindolare” da una ragazza rimasta incinta di un altro, poi è il tiranno del luogo, Erode, che sulla base di una profezia sballata vuole fare uccidere tutti maschi della sua terra, come ha già fatto con i propri figli, per evitare che gli sottraggano il potere».


Sembra una storia di oggi.
«Sono storie di sempre, anche se di quella famiglia noi vediamo l’immagine in miniatura, nella dimensione del presepe. La bellezza di quegli eventi, sempre nuovi, sempre freschi, sta proprio nella loro difficoltà, in quella gravidanza illegale, nelle regole che la giovane coppia deve trasgredire fra lo scandalo dei benpensanti. I due ragazzi però hanno dalla loro un’alleanza contro le circostanze avverse, e questa dà loro la capacità di restare uniti anche quando devono fuggire e andare in esilio in quell’Egitto, dove a quel tempo era facile trovare un asilo».


In una migrazione che sembra anticipare quelle odierne…
«Ma oggi di migrazioni si parla veramente a sproposito: la misura della pressione sul continente europeo è infinitesimale, ma alla politica, e anche alla stampa, fa comodo esagerarla, e darle un peso enorme, che invece numericamente non ha».


Il titolo del monologo, La faccia delle nuvole: come è venuto?
«Sempre, quando nasce un bambino si cercano le somiglianze, e anche con Gesù succede lo stesso: chi gli attribuisce un ruolo, chi un altro, fin da neonato e poi per tutta la sua vita, fino a vederlo come un guaritore. Invece, in una vita che sboccia si dovrebbero cercare semmai le… dissimiglianze, le novità che quel bambino sta portando alla fisionomia del mondo: e Yeshu, sempre preso invece per qualcun altro, di novità agli uomini ne porterà tante».


Ma anche lei a questa storia così antica attribuisce particolari nuovi: e Iosef non è il falegname dalla barba bianca, ma un bel giovane, innamorato cotto della sua Miriam.
«Quella di raffigurarlo anziano infatti è una scelta deliberata, non indicata dai testi: in questo modo si allontana l’idea che, dopo la nascita di quella strana creatura, Giuseppe e Maria restino comunque un uomo e una donna sposati… e si esorcizza il fatto che i due sposi possano vivere la vita normale di una coppia. Invece, con la visione di un Giuseppe anziano, il sesso scompare… perché la sessualità senile non esiste!».


Nella storia di quella nascita c’è già un presagio di dolore e di perdita.
«Però, intanto, voi a Forlì farete una bella festa che alla base ha proprio un’idea di futuro. D’altro canto sono convinto però che la trappola per il nostro mondo sia scattata l’11 settembre di 15 anni fa, con gli attentati negli Stati Uniti. Le guerre in corso vengono da allora, da quel dirottamento micidiale: un dirottamento che fu anche il modo per far slittare l’attenzione da altri problemi».


Quindi quella guerra che sembra all’orizzonte, fra parti del mondo, fra culture e abitudini, in realtà è già in corso.
«È nel mondo islamico che sta avvenendo un micidiale conflitto interno, per la vita e per la morte, per l’affermazione di una sola delle sue correnti. Noi ci troviamo coinvolti in qualche misura, e quello che succede nei nostri paesi di fatto è solo un effetto collaterale di quella guerra, la guerra vera, ma i suoi baricentri sono l’Africa, il Medio Oriente…».


E l’Europa, l’occidente che ruolo possono avere?
«Noi possiamo scegliere: possiamo cancellare l’occupazione dell’Isis, una realtà fondata sulle armi, sulla violenza e sul terrore ma senza una dimensione di Stato. Nostro dovere è recuperare quei territori che oggi sono nelle mani dello Stato islamico, anche militarmente, e cancellare quella anomalia dalla Storia».


www.settimanadelbuonvivere.it

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