«Ecco a voi il mio Jack London, così simile a Bruce Springsteen»

Rimini

CESENA. Fa ritorno al Bonci di Cesena, stasera e domenica ore 21, Marco Paolini con il suo teatro di narrazione e immaginario. Sua è la Ballata di uomini e cani dedicata a Jack London, spettacolo che ha debuttato tre anni fa, ma che l’artista continua a rodare. È un racconto in cui fonde la passione spontanea di ragazzo, quella che lo spinse al teatro per giovanissimi a inizio carriera; e la sua maturità artistica, di uomo di teatro capace di fare rivivere uno scrittore di vitalità selvaggia, penna fra le «più solide e potenti della narrativa statunitense».
Paolini amò giovanissimo Jack London (1876- 1916), autore (Il richiamo della foresta, Zanna Bianca, Martin Eden…) che ha riamato oggi, riscoprendovi un uomo che in fondo gli è sempre stato accanto, che continua a forgiarlo in un percorso di crescita, anche umana.
La natura selvatica dello scrittore si riaccende sul palco con la narrazione di tre racconti brevi: “Macchia, “Bastardo”, “Preparare un fuoco”, immersi in una umanità di uomini e cani, intrisa di stralci di vita dello scrittore americano, che in quarant’anni ebbe una esistenza intensa, quanto complessa e travagliata.
Con Paolini interviene Lorenzo Monguzzi (voce dei Mercanti di Liquore), qui autore delle musiche e di ballate, in duo musicale con Angelo Baselli. E poi Roberto Abbiati.
«È un amico – dice Paolini –; è sceneggiatore, autore, si occupa dei costumi, suona pure, e in questo spettacolo si misura come attore».
Paolini, come cambia, tre anni dopo, questa sua ballata dedicata a un immaginario del cuore?
«Quando sei autore e attore, vorresti tutto perfetto. Il teatro invece è un’arte incompiuta, ed è per questo che mi piace di più rispetto al cinema, più limitato perché l’opera una volta terminata, non si può modificare».
Come si trasforma, invece, il suo spettacolo?
«Qui c’è un’alchimia perfetta tra parole, musica e confidenze con London; ciò mi permette di farmi ombra, di essere più al servizio del tempo che viviamo, e meno dello scrittore. Pure partendo dai suoi luoghi remoti, riesco a guardarli con più vicinanza. Mi sta succedendo insomma, che “Ballata” sembra sempre più scritto per questi tempi».
Vive il teatro in modo diverso con London, rispetto ad altri spettacoli?
«Non capisco tutto sulla scena, scopro le cose per tentativi, la pratica va al di là di qualsivoglia teoria. È il bello di questa arte approssimativa. In questa fase sento di viaggiare leggero, non provo fatica nel farlo, tutto mi succede in modo naturale».
A cosa assomiglia questo suo London?
«Vive di colori e immagini più simili a quelli di una fumetteria, che non all’iconografia di un teatro di avventura».
Cosa invece approfondisce di London oggi, uomo maturo, rispetto alle letture di ragazzo?
«Nuove traduzioni, come quelle di Davide Sapienza, restituiscono la prosa sporca del vero scrittore, quello che non sopportava gli accademici; restituisce l’autentico ritratto di quest’uomo che trascende l’ideologia, la funzione della letteratura; per lui fatta di ferrea disciplina, di mille parole al giorno, di una ventennale raccolta enciclopedica, che lo hanno alla fine distrutto. Ecco, se lo raffronto a un personaggio di oggi, trovo che il più somigliante a Jack London, è Bruce Springsteen».
Quali sensazioni le dà questo autore vitale e sofferente?
«Amore, consolazione, che mi porto dentro in momenti in cui non credo di essere all’altezza».
Cosa è cambiato di quel mondo indomito ed essenziale?
«È cambiata l’Europa, più simile alla frontiera di London che non alla nuova America. A terre di confine che rendono quel selvatico dello scrittore, più urgente da immaginare».
Fra i suoi collaboratori musicali c’è il compositore cesenate Stefano Nanni.
«È una colonna della nostra sezione produttiva Jolefilm. Il suo filtro mi è prezioso; ha un carattere unico nel mettersi al servizio dei progetti e finalmente ci si è accorti che è un autore vero, oltre che una mente nella produzione».
Lei invece, che a giorni celebra 60 primavere, dove trova tanta energia?
«Le gioie familiari aiutano (ma non voglio dire quali)».
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