Mullova, ragazza del villaggio col violino

Rimini

CESENA. Appartiene al gotha del concertismo internazionale la musicista ospite questa sera, alle 21 al teatro Verdi di Cesena per la stagione concertistica del Bonci. Bellissima, misteriosa, impeccabile virtuosa del suo strumento, la violinista Viktoria Mullova ha all’attivo una formidabile carriera e una lunga serie di cd. Una vita artistica tutta nel segno delle metamorfosi, partita coi crismi tradizionali della virtuosa di scuola sovietica, nell’81 vinse il premio Sibelius e nell’82 il concorso Ciajkovskij. Arrivata presto in occidente per non far più ritorno in patria, nei suoi primi anni di tournée fu ritratta come una fredda dominatrice della tecnica, impeccabile nell’intonazione, atletica nei confronti del concerto di Ciajkovskij o di quello di Brahms. È comunque in occidente che matura e sboccia come una violinista moderna, colta, aggiornata sulle ultime tendenze dell’indagine interpretativa e diventa una delle interpreti più rigorose e perfette della musica del Novecento, grazie anche alla frequentazione di maestri indiscussi come Seij Ozawa e il compianto Claudio Abbado. Se nel lontano passato ebbe a dire che le piaceva molto ascoltare più musica extracolta che musica classica, tra cui il jazz e la musica americana con il desiderio di avventurarsi anche in questo tipo di sperimentazione della contaminazione musicale attuale, il concerto che si potrà ascoltare questa sera al Verdi per la stagione concertistica del Bonci, ne è la dimostrazione. La ragazza del villaggio è infatti il titolo che riveste un programma particolarissimo della serata, appena registrato in disco come The peasant girl e concepito insieme al Matthew Barley Ensemble, in scena con Mullova. Lo stesso Matthew Barley, noto violoncellista e cultore di progetti interdisciplinari, nonché suo marito, ne firma gli arrangiamenti ed è alla guida del quartetto formato da Paul Clarvis e Sam Walton alle percussioni e Julian Joseph al pianoforte.

Un filo conduttore – che spazia dalla tradizione classica a quella popolare dell’Europa dell’Est – guida il programma in cui verrà proposta tutta una serie di pezzi con riferimento alla semplicità e alla bellezza delle cose che appartengono alla terra. D’altronde peasant è di origine francese e pays significa paese. Si ascolteranno non solo composizioni di Bartók e Kodaly, artefici della valorizzazione del patrimonio del folclore (di Bartók sette Duos per violino e violoncello, di Kodaly il Duo op.7), ma anche altre musiche. Quindi i brani della band francese Bratsch, che esegue musica gitana, e quelli dei Du Oud, una coppia di musicisti nordafricani che fondono le sonorità dello oud, il liuto arabo con ritmi elettronici programmati, usando le stesse scale dei gitani. E sempre alla tradizione gitana si ispira l’altro pezzo di John Lewis “Django”, tributo al chitarrista Django Reinhardt, cresciuto negli insediamenti zingari vicino a Parigi. E ancora la jazz fusion anni Settanta dei Weather Report regala la celebre canzone di The peasant, oltre ai pezzi del tastierista Joe Zawinul, che a Vienna aveva assorbito i suoni ungheresi e conosceva la musica gitana per chitarra. Ricordiamo che Mullova è tra le grandi interpreti del repertorio di Bach che ha rivisitato radicalmente con una lettura aggiornata sul piano filologico e stilistico. Con Ottavio Dantone con cui collabora regolarmente negli ultimi anni, ha inciso le Sonate e i Concerti di Bach.

Info: 0547 355959

 

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