Nancy Brilli: bisbetica e nemmeno tanto domata

FAENZA. Un teatro “pop”, in cui le dimensioni della finzione e della verità si intrecciano e creano nuovi effetti di senso: la regista Cristina Pezzoli decide di rileggere la celebre “Bisbetica domata” di William Shakespeare dandone già dal titolo una diversa chiave di lettura. “Bisbetica. La bisbetica domata messa alla prova” è in cartellone al teatro Masini di Faenza da oggi al 10 gennaio (ore 21) e vede in scena Nancy Brilli con Matteo Cremon, Federico Pacifici, Gianluigi Igi Meggiorin, Gennaro Di Biase, Anna Vinci, Dario Merlini, Brenda Lodigiani, Stefano Annoni.

«Tutto nasce dall’idea di rendere Caterina finalmente protagonista – spiega Nancy Brilli – mentre nell’originale è Petruccio, il “domatore di bisbetiche” a fare la parte del leone. Cristina Pezzoli e io abbiamo invece voluto ribaltare la situazione, attribuendo inoltre un grande peso al resto del cast. È vero, in grande, sul cartellone, c’è il mio nome… ma questo permette di fare lavorare molti attori bravi: e fa bene al teatro».

Non tutti i suoi colleghi sono disposti a lasciare spazio ad altri in scena…

«Io amo il teatro, e penso che non sia fatto solo di mostri sacri monologanti su sfondi neri. Per questo sono molto orgogliosa di lavorare con questo gruppo in una situazione faticosa, quasi ginnica! In una scena, per dire, prendo in braccio mia sorella Bianca e la porto in giro per il palcoscenico! La nostra versione ha aspetti “corali”: il prologo infatti è sostituito dal racconto della compagnia di attori che deve andare in scena dopo la defezione del regista».

E Caterina?

«È la star: prende in mano la situazione e conduce questo gruppo scalcinato a fare Shakespeare, fra parentesi: il mio primo… ma il primo di una lunga serie, perché ho scoperto che mi piace molto recitare in versi! Altra sfida, rendere appetibile un classico per un pubblico vasto, così lo abbiamo reso “pop” con colori e musiche, come succede nella scena del banchetto, in cui tutto è congruo al XVI secolo… e poi, all’improvviso, i brani di Monteverdi vengono sostituiti da quelli di Tom Waits!».

Lo scopo?

«Dimostrare che sappiamo fare uno Shakespeare filologico… ma non vogliamo, e puntiamo a fare qualcosa di diverso».

E il suo personaggio? Come l’ha affrontato?

«Con ricerca e studio… guardando diverse versioni della pièce. Il difficile è stato entrare e uscire dalle due Caterine, l’attrice e il suo personaggio, rendendole diverse e credibili».

Di queste “Caterine” cosa le è piaciuto e ha “riconosciuto”?

«La forza, e la ribellione, mentre non è mia la sottomissione di Caterina-personaggio nel finale. Lei è addirittura manesca e violenta… e poi cede. Perché? Caterina-attrice si interroga, e la decisione mia e della regista è che la sola sottomissione è quella dell’attore all’autore. Per questo, il monologo finale della protagonista è esattamente quello shakespeariano, in versi, ma con una traduzione più moderna, realizzata da Stefania Bertola. Il linguaggio attuale dà così al monologo un tono di verità assolutamente contemporaneo. Caterina dal canto suo risemantizza tutta la vicenda guardandola dal punto di vista del sentimento, e proclama la necessità dell’accettazione dell’altro: se il gesto è d’amore!».

La compagnia incontra il pubblico sabato alle 18 al ridotto. Info: 0546 21306.

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