Ghinelli: «Bisogna allontanarsi dalla propria storia per poterla vedere meglio»

Rimini

RIMINI. Dal noir alla letteratura per ragazzi, il salto potrebbe sembrare lungo. Eppure Lorenza Ghinelli, riminese, 34 anni, continua a indagare le inquietudini dell’infanzia come se ne fosse appena uscita, con quella capacità che hanno gli scrittori veri di mettersi ad alzo zero. Così è alla sua Margò – coprotagonista insieme a Vito, Massimo, Filippo, Celeste e altri – che è dedicato il libro Almeno il cane è un tipo a posto, appena pubblicato per Rizzoli. Quella Margò «che non è più una bambina anche se non sempre si vede».

Lorenza, allora chi è questa Margò? È lei stessa?


«Lo sono stata – ride –: è un tributo alla mia gioia di vivere e alle cose belle che tendiamo a lasciarci alle spalle. Questo è proprio un libro scritto sulla spinta della gioia. A differenza dei precedenti, con i quali dovevo chiudere un cerchio e sciogliere tanti nodi, adesso ho preso la giusta distanza dai fatti e finalmente mi sento libera di affrontare le tematiche che mi stanno a cuore».


Cioè bullismo, violenza domestica, identità di genere...


«E anche la difficoltà di essere se stessi, ma con leggerezza. Bisogna allontanarsi dalla propria storia per poterla vedere meglio».

Dopo "Il divoratore", "La colpa", "Con i tuoi occhi"... come mai adesso un libro per ragazzi?

«In realtà c’è sempre stata l’adolescenza nei miei libri, è una fase importante della vita».


Tanto importante che lei ama trasmettere, insegnare...


«Insegnare è un termine che non sento mio, mi piace però tantissimo comunicare. E ogni anno che passa mi sento sempre più fortunata perché la scrittura è uno strumento che mi permette di farmi capire dagli altri, e a volte anche di tradurre le emozioni che gli altri vivono, quindi creare dei ponti. I ragazzini hanno la capacità e l’intelligenza per capire, ma non hanno ancora il bagaglio di strumenti adatto a comunicare».


C’è un romanzo che l’ha ispirata nello scrivere "Almeno il cane è un tipo a posto"?

«Be’, per la capacità di affrontare certe tematiche “pesanti” direi Oh, boy! di Marie-Aude Murail, edito da Giunti».

E quali libri invece sono stati importanti per Lorenza bambina e adolescente?


«Per fortuna ho sempre letto molto, ma ci sono stati alcuni libri che hanno segnato un prima e un dopo. Uno di questi è "L’arte della gioia" di Goliarda Sapienza. Prima ancora ho letto "It" di Stephen King, un libro per me memorabile perché mi ha fatto capire – in un periodo in cui ero molto spaventata dalla mia fantasia – che forse avrei potuto farci qualcosa di bello, ricavarne un mestiere. È stata una epifania. Ma ci sono state anche le poesie di Pasolini e quelle, così materiche, di Pavese. A 16 anni poi fui colpita dal "Monologo del non so" contenuto nel "Parsifal" di Mariangela Gualtieri».

Aveva in mente un lettore tipo per questo suo libro?


«In realtà no, ne avevo in mente tanti, mi interessava raccontare diverse realtà: la ragazza che ha disturbi alimentari, il ragazzino bullizzato ma anche quello bullo...».


È un libro per ragazzi, però lo stanno leggendo anche gli adulti.


«Questa è una figata! (ride). Io non distinguo tra letteratura per ragazzi e letteratura per adulti, anche la mia libreria di casa è tutta mischiata... Trovo che a volte nei libri per ragazzi vi sia più libertà».

"Il divoratore" è stato un caso letterario nel 2011, venduto in Spagna, Portogallo, Brasile, Olanda, Russia e Francia. "La colpa" è arrivato in finale al Premio Strega nel 2012. Com’è cambiata la sua vita con il successo?

«Devo ammettere che mi trovo bene adesso da quando – dopo una parentesi romana – sono tornata a Rimini e vivo queste cose dal margine, da outsider. Ma quando il successo è arrivato era un periodo difficile della mia vita e l’ultima cosa che volevo era stare sotto i riflettori».


Il libro che ha scritto a cui è più legata?


«Forse "Con i tuoi occhi", c’è molto di me dentro. Ma anche "La colpa" è stato catartico».


Nel suo futuro ci sarà ancora il noir?


«Sto lavorando su diverse cose, anche racconti noir, ma divertendomi, e non più sulla spinta dell’angoscia. Non ho mai amato le etichette e non mi va di limitarmi, gioco con il genere: mi piace sperimentare, scrivo quello che mi fa stare bene in quel momento, o ciò di cui ho bisogno».

La prima presentazione del libro "Almeno il cane è un tipo a posto" si terrà domenica 1° novembre a Rimini: appuntamento alle 17 al Museo della Città di Rimini con Alice Bigli, il festival !Mare di libri! e la libreria Viale dei Ciliegi 17.

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