Per un nuovo folclore

Rimini

CESENA. La nuova scena musicale made in Romagna allarga l’obiettivo sulla musica contemporanea e sperimentale. Il cesenate Enrico Malatesta (1985) percussionista protagonista del panorama contemporaneo di ricerca e sperimentazione, progetti internazionali, collaboratore di teatro Valdoca e d’arte Rad’Art, da alcuni anni si dedica alla formazione e divulgazione di sonorità e ascolti meno convenzionali, più aperti sulle possibilità della musica creativa in tempo reale.

Al Magazzino Parallelo di via Genova (zona ex mercato ortofrutticolo) inaugura in questo martedì alle 21, la nuova rassegna “Grande Stagione” volta a promuovere dice, “l’ascolto come azione, su cui edificare una nuova discussione rispetto ai fenomeni culturali di confine”. La rassegna prevede cinque appuntamenti a cadenza mensile con artisti della scena internazionale. L’apertura in questo martedì alle 21 è affidata al milanese Attila Faravelli e al suo progetto “Aural Tools”. Esperto di composizione elettronica, nella sua pratica musicale e installativa, Faravelli indaga la relazione tra suono, spazio, corpo. Con “Aural Tools” realizza una serie di multipli per documentare il lavoro di musicisti senza pubblicare dischi, ma indagando modi e processi attraverso cui produrre suono.

Il 17 febbraio è la volta dello svizzero Christian Wolfarth in sinergia con Enrico Malatesta; un duo collaudato in cui le percussioni danno importanza anche al silenzio. Il 10 marzo è ospite il sassofonista francese Michel Doneda, il 7 aprile arriva l’arista giapponese Rie Nakajima che fa uso di oggetti per installazioni e performance. Il 5 maggio si chiude con il britannico Adam Asnan esperto di composizione elettronica che ama fare interagire registrazione sonora a immagine filmica. Malatesta ne racconta.

Come nasce Enrico, questa sua Grande Stagione?

«È un prosieguo della rassegna avviata nel 2011 al “Nero su Bianco” di Cesena e successiva alle proposte che ho portato avanti tra Cesena e Area Sismica di Forlì. Continua a puntare, una volta di più, su di un programma eterogeneo sia come scelta di musicisti, sia come strumenti proposti».

Di musica contemporanea è un continuo parlare; Grande Stagione però la intende in modo sperimentale, di ricerca.

«La rassegna vorrebbe creare una piattaforma di discussione che va a interrogarsi sulla musica contemporanea, anche nella accezione meno convenzionale né edulcorata, più proiettata alla ricerca, ma soprattutto a un’apertura totale dei fenomeni sonori».

La rassegna si rivolge a una nicchia curiosa o può conquistare un pubblico ampio?

«L’intento è di creare un’azione partecipata, anzi direi un nuovo folclore, creato con musica contemporanea, aperto su fenomeni sonori e percettivi. Credo occorra educarsi all’abitudine di essere aperti e accoglienti. Mi rendo conto che l’approccio di questo tipo di ascolto può lasciare interdetti molti, per l’assenza di una melodia classica o di un ritmo regolare. Invita però a un incontro aperto e totale; la volontà è quella, ribadisco, di cercare di rendere più popolare questo tipo di proposta, accoglierla come un nuovo folclore».

Per realizzare un nuovo folclore occorre forse anche una proposta frequente.

«Sì, la continuità è fondamentale. Dal 2011 mi adopero affinché queste rassegne di ascolto diverso, poco tutelate, non siano fenomeni a se stanti, occasionali, visibili solo in alcuni festival, ma diventino percorsi artistici importanti, con proposte diversificate, provenienti da artisti di caratura, come si ascolterà in questa nuova Grande Stagione».

Ingresso euro 5 (più tessera).

Info: 347 9414568

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